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Sicilia

Addio a Biagio Conte, una vita spesa per i poveri e gli emarginati

Addio a Biagio Conte: una vita spesa in favore dei poveri, degli emarginati e degli ultimi di Palermo – LEGGI

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Una vita spesa in favore dei poveri, degli emarginati e degli ultimi di Palermo, da parte di un missionario laico che ha ridato speranza e dignità non solo ai più sfortunati, ma all’intera città di Palermo, lasciando un segno indelebile.

Se ne è andato a 59 anni Biagio Conte, una delle figure più rappresentative del capoluogo siciliano, scomparso a causa di un cancro al colon nonostante il quale negli ultimi mesi aveva continuato ad assistere migliaia di persone, tra senzatetto, ex tossicodipendenti e prostitute, clochard, migranti, ex detenuti, emarginati, nelle sedi della sua “Missione di Speranza e Carità”. (👇 👇 continua sotto 👇👇)
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Nato il 16 settembre 1963 in una ricca famiglia di costruttori edili, dopo aver lasciato anzitempo la scuola, sembrava avviato a seguire le orme del padre. Scosso dalle atrocità che vede intorno a sè, in particolare in una Palermo sempre più in preda alle disuguaglianze sociali e alla criminalità, si spoglia di tutti i suoi averi e comincia a vivere da eremita.

E’ in quegli anni che compie un lungo pellegrinaggio a piedi fino ad Assisi per incontrare i frati francescani, incontrando così gli insegnamenti di San Francesco. Farà ritorno a Palermo nel 1991, dove trova ancora una condizione di forte disagio sociale e povertà. Biagio Conte decide allora di indossare il saio e portare il bastone, assumendo l’aspetto con cui è stato conosciuto anche a livello nazionale, e mette in piedi la Missione Speranza e Carità, con l’obiettivo di dare conforto e un futuro agli emarginati della città.

Un progetto che è passato attraverso l’ambiziosa costruzione delle tre “Città della gioia”: oltre alla “Missione di Speranza e Carità” di via Archirafi, negli anni nascono anche “La Cittadella del povero e della speranza” nell’ex caserma di via Decollati e “La Casa di Accoglienza femminile” in via Garibaldi nei pressi della Magione, dedicata a donne e mamme con bambini.

Nelle sedi, che attualmente possono arrivare ad accogliere oltre mille persone, vengono serviti tre pasti caldi, c’è assistenza medica e vestiti per i poveri che a decine giorno dopo giorno bussano alla porta in cerca di aiuto. Missionario laico ma fortemente religioso, Fratel Biagio è stato capace di farsi sentire anche nei confronti delle istituzioni, tra scioperi della fame e proteste prolungate per ottenere risorse dedicate alle proprie attività di carità, in modo tale da offrire maggiori servizi ai bisognosi e ristrutturare le sedi delle comunità.

Tra gli episodi della sua vita, impossibile non ricordare quello che la curia palermitana ritiene essere un miracolo, vale a dire la guarigione del frate laico, che per anni aveva smesso di camminare e doveva utilizzare una sedia a rotelle, dopo un’immersione nel 2014 nelle acque di Lourdes.

Negli anni Biagio Conte ha potuto contare su donazioni di denaro, di vestiti e altri beni da parte di una comunità intera, quella palermitana, che non gli ha mai fatto mancare il sostegno, così come la preghiera negli ultimi mesi difficili. Il frate laico, infatti, ha scoperto di avere un cancro al colon, iniziando subito i cicli di chemioterapia, senza mai smettere di dedicarsi ai più bisognosi.

A novembre, il suo appello contro la guerra in Ucraina, nel quale ha chiesto di non fornire armi per alimentare il conflitto, mentre soltanto pochi giorni fa, poco prima di Natale, aveva chiesto un aiuto per far fronte al pesante aumento delle bollette energetiche. Negli ultimi giorni dell’anno le condizioni di salute si sono aggravate, fino ad arrivare alla notizia della sua morte che sconvolge un’intera città, orfana di uno dei suoi simboli di riscatto. I suoi insegnamenti, la sua vicinanza agli indigenti e agli ultimi della società, restano fortemente impressi nella memoria collettiva di Palermo e le attività di volontariato e accoglienza nei confronti di poveri ed emarginati proseguiranno nel suo ricordo.

“Ho appreso con profondo dolore la triste notizia della morte di Fratel Biagio, punto di riferimento, non soltanto a Palermo, per chi crede nei valori della solidarietà e della dignità della persona, che ha testimoniato concretamente, in maniera coinvolgente ed eroica”, afferma in una nota il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Il rimpianto e la riconoscenza nei confronti di Biagio Conte vanno espressi consolidando e sviluppando anche in futuro le sue iniziative affinché il ricordo della sua figura sia concreto e reale, così come è stato il suo esempio”, prosegue il capo dello Stato.

«Esprimo le mie più sentite condoglianze ai familiari di fratel Biagio Conte, agli assistiti e ai volontari della sua Missione. Oggi il missionario ci ha lasciati dopo giorni di sofferenza, ma il suo ricordo resterà indelebile – sottolinea il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani -. Con il suo impegno quotidiano e instancabile in favore degli ultimi, ci ha ricordato come, per ogni cristiano, la carità sia una condizione essenziale della propria esistenza umana e attuazione concreta della propria fede. Consapevole che la sua perdita lascia un vuoto incolmabile, posso solo affermare che il suo esempio sarà più vivo che mai nell’ispirare le mie personali azioni di solidarietà verso il prossimo e quelle del mio governo».

“La scomparsa di Biagio Conte lascia un vuoto incolmabile a Palermo”, afferma il sindaco Roberto Lagalla. “Anche nelle ultime ore più drammatiche tutta la città si è stretta attorno a fratel Biagio, a testimonianza del valore dell’eredità umana che oggi ci lascia e che non dobbiamo disperdere – aggiunge -. Resterà per me indimenticabile l’ultimo incontro di pochi giorni fa con Biagio Conte, durante il quale mi ha raccomandato di non dimenticare mai i poveri. Di fatto, un’eredità lasciata alla città da custodire con senso di responsabilità. È con questo spirito di che l’amministrazione e la nostra comunità devono a stare vicini alla Missione Speranza e carità che continuerà a essere un punto di riferimento per Palermo anche se da oggi dovrà fare a meno del suo fondatore, della sua guida che resterà comunque fonte di ispirazione per tutti noi”.
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Cronaca

Brutale rissa nel canile municipale di Palermo, cagnolina sbranata e uccisa: denuncia degli animalisti

“Consegnati audio e video per stabilire le responsabilità e gli errori commessi all’interno del canile municipale di Palermo”

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Drammatico episodio nel canile municipale di Palermo, dove una cagnolina è stata attaccata ed uccisa, al culmine di una brutale rissa, dagli altri animali presenti nella struttura. La denuncia arriva dalle associazioni animaliste palermitane. “Nel tardo pomeriggio di ieri, 20 Novembre, si è verificato un fatto gravissimo all’interno del canile municipale di Palermo. Un fatto – si legge nella nota delle associazioni – che potrebbe evidenziare gravi responsabilità da parte degli operatori del canile poiché avvisati da condomini delle liti accentuate all’interno del box”.

“Noi associazioni protezionistiche animaliste locali – si specifica – siamo state contattate da cittadini residenti nei condomini circostanti alla struttura comunale, che ci hanno prontamente riferito di una rissa in gabbia, il tutto correlato da video. Immediatamente abbiamo allertato l’amministrazione comunale e l’assessore Ferrandelli che in pochi minuti ha fatto arrivare al canile municipale il responsabile amministrativo e lo staff. Il personale comunale, il veterinario e gli addetti al servizio di cura degli animali hanno effettivamente constatato l’aggressione al cane in questione e soccorso l’animale”.

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“Abbiamo però, da Associazioni, ritenuto opportuno trasferire il cane in una clinica privata per cercare di stabilizzare l’animale sotto shock e tentare di salvarla. Purtroppo la cagnolina, Marika, l’avevamo così chiamata, è deceduta stamattina alle ore 6.15 am. Abbiamo già sporto denuncia alla sezione PG della polizia municipale, fornito audio e video in nostro possesso, per stabilire le responsabilità e gli errori commessi da tutti gli attori coinvolti nel lavoro all’interno del canile municipale di Palermo”.

“Stiamo fornendo il materiale ai nostri avvocati – proseguono gli animalisti – per una denuncia congiunta, evitando di esporre i particolari accaduti, poiché in qualche modo, si potrebbero inquinare le prove che attestano ne responsabilità del personale in servizio in quei momenti. Chiariremo quanto di nostra acquisita proprietà nelle sedi opportune, affinché non accada più quanto avvenuto e chiederemo vengano presi opportuni provvedimenti accertati i fatti”.

La nota è firmata dalle associazioni Ada Palermo, Lida Palermo, Enpa Palermo, Anima legale, Felici nella coda Onlus, Ridai la vita a un Rott odv, Sos primo soccorso Onlus, I canuzzi di Marzia e Maria Onlus, Balzoo Palermo, Rifugio lo scodinzolo, Leal sezione Palermo – Lav Palermo.

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Cronaca

“Larimar è stata uccisa: sappiamo da chi, abbiamo fatto i nomi”: colpo di scena, le parole dellla mamma

La tragedia di Piazza Armerina: il mistero della morte della ragazzina e i sospetti dei familiari: “Sappiamo chi è stato”

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Un nuovo colpo di scena sul caso di Larimar Annaloro, la studentessa quindicenne trovata impiccata nel giardino della sua casa a Piazza Armerina. La madre, distrutta dal dolore, è convinta che non si tratti di un suicidio e afferma di sapere chi è il colpevole.

Durante un’intervista alla trasmissione Mattino 4, la donna ha rivelato dettagli inquietanti: “Mia figlia era stata minacciata di morte a scuola. Non posso fare nomi pubblicamente, ma abbiamo parlato con gli inquirenti e indicato i sospetti. Abbiamo fatto nomi e cognomi“. Secondo la madre, le modalità del ritrovamento sono incompatibili con un gesto volontario.

LEGGI ANCHE: Larimar, mistero che si infittisce: le “anomalie” prima della morte della 15enne

Ci sono anomalie che sollevano dubbi: le scarpe di Larimar erano pulite, nonostante il terreno; la stanza della giovane era a soqquadro, con indumenti sparsi ovunque. Inoltre, la madre ha denunciato la presenza di segni sospetti sul corpo: “Larimar è stata trovata in ginocchio, con i solchi sotto le ginocchia. Era già svenuta o morta prima di essere messa lì”.

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Non si esclude il coinvolgimento di adulti in una presunta rete di complicità. “Abbiamo buchi nella recinzione del giardino, è facile entrare. Non siamo qui da molto e stavamo sistemando la casa. Qualcuno ha approfittato della situazione”, ha detto.

La madre accusa anche la scuola: “Se qualcuno mi avesse avvisato delle minacce, non l’avrei mai lasciata sola. La scuola ha tanta colpa nella morte di mia figlia”.

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Cronaca

Bellolampo, Palermo, e area industriale di Catania: nuovo Piano rifiuti per l’ok ai termovalorizzatori

Tra gli obiettivi del piano ci sono: il recupero del 65% dei rifiuti urbani, l’eliminazione dei trasferimenti dei rifiuti fuori Regione

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Due termovalorizzatori, uno a Palermo e uno a Catania, 31 impianti di compostaggio (14 nuovi, di cui 6 pubblici), 24 biodigestori (20 nuovi, di cui 11 pubblici), 16 piattaforme tutte pubbliche di selezione del recupero per la raffinazione (di cui 11 nuove) che sostituiranno e miglioreranno i vecchi impianti Tmb.

Lo prevede il nuovo Piano di gestione dei rifiuti discusso nel corso della seduta di giunta, convocata per oggi, 21 novembre, dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.

Tra gli obiettivi del piano ci sono: il recupero del 65% dei rifiuti urbani, l’eliminazione dei trasferimenti dei rifiuti fuori Regione, la riduzione del 40% dei costi di trattamento rispetto a quelli attuali con un risparmio di circa 150 milioni annui, e la riduzione del conferimento in discarica depositando non oltre il 10% di tutti i rifiuti prodotti, rispettando così gli obblighi previsti dalla normativa europea.

L’approvazione del nuovo Piano rifiuti – dichiara il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – costituisce finalmente il punto di partenza concreto per la realizzazione dei termovalorizzatori in quanto condizione indispensabile. Adesso passeremo alla fase della progettazione e al successivo appalto dei lavori e della gestione entro il 2025 e non oltre i primi mesi del 2026. Andremo avanti spediti, nell’interesse dei siciliani, senza indugiare mai su un pilastro portante del mio programma di governo. Archiviamo così definitivamente la stagione del conferimento in discarica sempre più gravosa per l’ambiente. Offriamo dunque una risposta integrata alla difficile situazione dei rifiuti in Sicilia che troppi oneri scarica sui cittadini e sui bilanci pubblici”.

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Il Piano approvato dal presidente Schifani, in qualità di Commissario, consente di modificare immediatamente i 18 Piani d’Ambito e di far partire il percorso per la realizzazione degli impianti di riduzione del conferimento in discarica dei rifiuti e l’eliminazione dei trasferimenti fuori Regione, con la drastica riduzione dei costi a carico dei cittadini siciliani, degli enti locali e della stessa Regione in relazione alla progressiva attuazione degli obiettivi di riciclaggio e recupero.

In particolare, i termovalorizzatori, le cui aree di realizzazione sono state già individuate nel sito di Bellolampo a Palermo e nell’area industriale di Catania dopo alcune conferenze di servizio con i principali enti coinvolti, saranno interamente pubblici e realizzati dalla Regione con i fondi già stanziati all’interno dell’Accordo di coesione siglato a maggio con la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

I due impianti avranno una capacità complessiva di 600 mila tonnellate annue e produrranno insieme una potenza energetica di 50 Megawatt. Il nuovo Piano arriva al culmine di un complesso procedimento che ha visto coinvolti l’Assemblea regionale siciliana, le autonomie locali, gli operatori d’ambito e ha ottenuto le valutazioni ambientali strategiche dopo lo svolgimento di tutti gli adempimenti istruttori.

In ultimo, qualche settimana fa il parere positivo del Cga sulla procedura da adottare che ha dato l’ok definitivo all’ordinanza per approvare il nuovo piano di gestione dei rifiuti.

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Cronaca

Larimar, mistero che si infittisce: le “anomalie” prima della morte della 15enne

Gli indizi, le ipotesi e il dolore di una famiglia in cerca di verità, con le circostanze del decesso che lasciano perplessi gli inquirenti

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Nel giardino di casa il corpo di Larimar, la quindicenne morta a Piazza Armerina, è stato trovato impiccato a un albero. Ma le circostanze della sua morte lasciano perplessi, anche gli inquirenti: la ragazza aveva infatti la vertebra cervicale intatta, le mani libere e segni di corda attorno a collo, addome e piedi.

Dettagli, gli ultimi, che sollevano ancora una volta nuovi dubbi sull’ipotesi di suicidio.

La madre, che ha scoperto il corpo, racconta di averla trovata in ginocchio, con un doppio cappio al collo. “Sembrava dormisse”, ha dichiarato. L’autopsia ha confermato i segni delle corde, ma altri elementi alimentano il mistero: le scarpe di Larimar erano pulite, nonostante avesse attraversato il giardino per raggiungere l’albero. (continua sotto la foto)

Il giorno della tragedia, la giovane era molto scossa dopo un litigio a scuola. Una compagna l’aveva accusata di avere una relazione con il suo ex, accusa confermata dal ragazzo davanti ad altri studenti.

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“È successa una cosa brutta”, aveva confidato Larimar alla madre prima di tornare a casa. Poco dopo, la tragedia. La Procura dei Minori di Caltanissetta indaga per istigazione al suicidio e ha sequestrato i cellulari di otto amici della ragazza, cercando di capire se la diffusione di foto intime possa aver giocato un ruolo.

Intanto, il padre esclude l’ipotesi del suicidio: “Era solare, piena di vita. La sera prima parlava di un viaggio in famiglia”. La famiglia, tramite la loro avvocata Milena Ruffini, sta conducendo indagini difensive. La preside della scuola non ha ancora risposto alle richieste di chiarimenti.

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