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Bussa mentre si trova dentro la bara: shock fra i familiari, era stata dichiarata morta

I media locali parlano di “resurrezione”: una pensionata bussa dall’interno di una bara: shock fra i familiari. Era stata dichiarata morta

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Era stata già dichiarata morta, in ospedale. I medici la avevano dichiarata deceduta. Cinque ore dopo, invece, mentre si trovava all’interno della bara, durante la veglia funebre, qualcosa è cambiato.

L’incredibile vicenda arriva dall’Ecuador, ed è stata raccontata dai media locali. Come riporta il quotidiano El Universo, Bella Montoya, questo il nome della pensionata di 76 anni, si è “risvegliata” proprio mentre i suoi cari, ovvero una ventina di persone, si trovavano intorno a lei, radunati da circa cinque ore attorno alla sua bara. Fra stupore e incredulità, le persone presenti hanno iniziato a sentire rumore: la donna stava bussando, con la mano sinistra, alle pareti della bara.

Il racconto del figlio, Gilberto Balberan, è stato diffuso attraverso un video dalla stampa dell’Ecuador. I presenti hanno sentito che all’interno della bara la donna si muoveva e cercava di attirare l’attenzione. Un’ambulanza, così, l’ha riportata d’urgenza all’ospedale pubblico Martin Icaza dove era stata dichiarata morta poche ore prima, e dove adesso la donna è nuovamente ricoverata.

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La vicenda è avvenuta nella città costiera di Babahoyo, nella provincia di Los Rios, nel Sud-Ovest dell’Ecuador. “Ora mia madre è attaccata all’ossigeno. Il suo cuore è stabile. Il medico – ha raccontato il figlio, sotto shock – le ha dato un pizzicotto sulla mano e lei ha reagito

Come ricostruito dal ministero della Salute, la signora Montoya era stata ricoverata venerdì scorso per un sospetto ictus e “ha subito un arresto cardiorespiratorio senza rispondere alle manovre di rianimazione, a seguito delle quali il medico di turno ha confermato la sua morte”. I media locali, inutile dirlo, non esitano a parlare di risurrezione.

E intanto, per il caso sono anche emerse numerose polemiche, con dei tecnici che sono stati incaricati di “analizzare a fondo questo caso e stabilire un audit medico per determinare la responsabilità dell’errato certificato di morte“, ha spiegato il ministero.

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Sport

Totò, Zeman e i sei miliardi della Juve: la testata a Roberto Baggio e il rosanero mai vestito

Curiosità sulla carriera del mito Totò Schillaci: dall’exploit con Zeman e Scoglio all’avventura Mondiale

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(eb) Totò Schillaci lo ha sempre raccontato: giocava sull’asfalto con gli amici, nel quartiere Cep, fra i più popolari e complessi di Palermo. Famiglia modesta, e un papà che lo seguiva ovunque. Faceva il muratore, ed è stato il suo più grande sostenitore. Lui, Salvatore, ha fatto un po’ di tutto, prima di spiccare il volo. Il gommista, anche l’ambulante. Poi arrivò la chiamata del Messina. L’ascesa dell’eroe di Italia ’90 iniziò da lì.

La vita iniziò a sorridergli. Fra i peloritani se ne stava in panchina, fino a quando l’attaccante titolare venne espulso. Schillaci entrò in campo e prese la palla al balzo: il gol arrivò subito. Un battito di ciglia e divenne titolare, trascinando la squadra a vincere la Serie C2.

In C1 il mister era il grande Franco Scoglio, che Totò ha sempre descritto come un “secondo padre”. Veniva lasciato libero: a tutti l’allenatore dava compiti precisi, meno che a lui. “Totò può fare quel che vuole, basta che faccia gol”, diceva il tecnico. Poi fu la volta di Zdenek Zeman: con il boemo in panchina arrivarono 23 gol in B e la “telefonata” della Juventus. Sei miliardi di lire per l’acquisto, e fu la svolta.

Boniperti gli disse “finalmente ti abbiamo preso, non devo più sentire Nicolò Napoli (altro palermitano doc della Juve, ndr) che mi ripete di comprarti”. E il sogno è realtà. Totò diventa amico di Tacconi e De Agostini.

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In un periodo particolarmente difficile, un giorno in ritiro, per il nervosismo dà una testata nientemeno che a Roberto Baggio. I due, poi, diventeranno grandissimi amici. Il Divin codino è fra gli ex compagni in arrivo oggi a Palermo.

Nel ’90, poi, le notti magiche, inseguendo un gol. Una fra le reti mai segnate e sempre rimpiante rimarrà quella legata ai rigori contro l’Argentina: Schillaci a Napoli s’era fatto male, e decise di non presentarsi dagli undici metri. A distanza di anni, se ne era amaramente pentito.

Fra i dolori più grandi, quello legato alla maglia rosanero. Mai Schillaci è riuscito a vestirla. La possibilità fu accarezzata soltanto all’inizio del 2000 (con il Palermo in Serie C), ma il sogno è rimasto tale, divenendo il più grande rimpianto della carriera.

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Cronaca

Al Barbera bambini, fiori, lacrime: per Totò Schillaci in migliaia a Palermo

Pomeriggio di grande commozione in viale del Fante, dove è stata allestita la camera ardente dell’eroe palermitano del Mondiali del ’90

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La camera ardente è stata allestita al Renzo Barbera, il tempio calcistico di Palermo, il cuore della città. E tutta la città ha voluto rispondere presente: migliaia sono state le persone che hanno raggiunto nella giornata di ieri la struttura di viale del Fante, e così continueranno a fare anche oggi, fino a questa sera, per dare l’ultimo saluto a Totò Schillaci.

L’eroe nazionale di Italia ’90 è riuscito ancora una volta a riunire tutti i tifosi, arrivati con un fiore, un ricordo o con la maglia della mitica nazionale di Azeglio Vicini.

C’erano un po’ tutti. Sulle scale del Barbera un viavai continuo, con la presenza anche di tanti bambini e ragazzini. Il segno più tangibile e significativo di quel che è stato il reale impatto dell’idolo palermitano delle notti magiche.

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Dopo la camera ardente di oggi, i funerali si terranno nella mattinata di domani, venerdì 20, in Cattedrale. In tutti gli stadi nel fine settimana sarà osservato un minuto di silenzio, come deciso dalla federazione. Grande dolore ha espresso il comitato regionale della Figc Lnd. Il presidente Sandro Morgana ha sottolineato che saranno sempre ricordate le grandi qualità tecniche del calciatore, ma “anche la grande umiltà dell’uomo”.

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Cronaca

Sequestrata per 20 ore, minacciata e violentata dal compagno: scatta arresto a Palermo

Una donna denuncia il compagno grazie a una chiamata al 112. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri

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I carabinieri della compagnia di Palermo Piazza Verdi hanno arrestato un 42enne con l’accusa di sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali ai danni della sua compagna.

La donna, dopo essere stata tenuta prigioniera per circa 20 ore, è riuscita a fuggire e a chiedere aiuto tramite il numero unico di emergenza “112”, raccontando di essere stata picchiata e sequestrata dal compagno.

Secondo le ricostruzioni, durante la notte precedente alla chiamata, la vittima è stata segregata nell’abitazione che condivideva con l’uomo.

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Nel corso del lungo periodo è stata sottoposta a minacce di morte, aggressioni fisiche, tentativi di soffocamento, limitazioni della libertà di movimento e violenze sessuali. Approfittando di un momento di distrazione del suo aguzzino, la donna è riuscita a scappare e a denunciare quanto subito.

Immediatamente, sotto la direzione della procura, i carabinieri hanno attivato il “codice rosso”, iniziando le ricerche dell’uomo che nel frattempo era fuggito. Il 42enne è stato rintracciato e arrestato in “flagranza differita”. Il gip di Palermo ha convalidato l’arresto, mettendo fine a una drammatica vicenda di abusi.

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Cronaca

Truffa e reati fiscali, confisca da 12 milioni di euro: professionista agiva fra Messina e Palermo

Il Tribunale di Messina emette due decreti di confisca contro un noto professionista e un pregiudicato detenuto

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Il Tribunale di Messina, Gruppo Misure di Prevenzione, ha emesso due decreti di confisca per un valore complessivo superiore a 12 milioni di euro, colpendo due individui coinvolti in diverse attività illecite.

Nel primo caso, la Dia, Direzione Investigativa Antimafia, ha confiscato beni appartenenti a un noto professionista dell’area Nebroidea, accusato di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio.

Secondo le indagini, l’uomo avrebbe ottenuto ingenti contributi pubblici, tra cui incentivi per le attività produttive nelle aree depresse, realizzando un significativo arricchimento personale.

Tra i beni confiscati figurano 9 imprese operanti in settori come l’assistenza fiscale e immobiliare, 7 appartamenti, un fabbricato, 17 terreni tra Messina e Palermo, e vari conti bancari, per un valore totale di circa 12 milioni di euro.

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Il secondo decreto di confisca, eseguito dai Carabinieri, ha riguardato un pregiudicato messinese attualmente detenuto, soggetto anche alla misura di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. La confisca ha interessato sei abitazioni, un terreno agricolo e cinque veicoli, per un valore stimato di circa 350mila euro.

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