“Costretta a rubare e a vivere in schiavitù”: condannato a 5 anni il marito 80enne

Vent’anni di umiliazioni e maltrattamenti: la donna ridotta a serva senza libertà, la difesa annuncia appello

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Dopo vent’anni di soprusi, il Tribunale di Brindisi ha condannato a cinque anni di reclusione un uomo di 80 anni di Fasano per maltrattamenti in famiglia nei confronti della moglie.

La sentenza giunge al termine di una lunga vicenda di abusi domestici iniziata subito dopo il matrimonio, celebrato nel 2000, e proseguita praitcamente per vent’anni.

Secondo le ricostruzioni, l’uomo avrebbe ridotto la moglie in una condizione di schiavitù totale. La donna non possedeva le chiavi di casa ed era costretta a occuparsi di ogni esigenza del marito, dal lavarlo e vestirlo fino ad assisterlo nei bisogni corporali.

Non solo: era privata di denaro, obbligata a mangiare solo gli avanzi dei pasti del coniuge e costretta ad abortire ben nove volte.

Un aspetto agghiacciante del dramma familiare riguarda i furti. La donna era indotta a rubare generi alimentari e alcolici nei supermercati come prova d’amore, merce che il marito poi rivendeva sottobanco. Gli atti di umiliazione quotidiana e le privazioni erano così noti che alcuni vicini, consapevoli della situazione, offrivano vestiti alla vittima.

Solo dopo anni di sofferenza la donna ha trovato il coraggio di rivolgersi a un centro antiviolenza, denunciando infine il marito alle forze dell’ordine. Tuttavia, l’imputato ha sempre respinto ogni accusa. Curiosamente, anche il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione.

La difesa dell’uomo ha già annunciato ricorso in appello.

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(www.teleone.it)

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