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News e Focus

Dal primo gennaio 2025 “stop” alle sigarette all’aperto: regole e sanzioni per chi fuma a Milano

Divieto esteso a tutte le aree pubbliche: sanzioni e polemiche in vista. Altre città nella lista delle prossime ad adottare i divieti

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Con l’inizio del 2025 arriva una svolta per i fumatori: il divieto di fumare all’aperto sarà esteso a tutte le aree pubbliche o a uso pubblico, incluse vie e strade.

La nuova normativa, parte del Piano aria clima del Comune di Milano, prevede che il fumo sia consentito solo in aree isolate dove si può mantenere una distanza di almeno dieci metri da altre persone. Chi non rispetta queste regole rischia multe da 40 a 240 euro.

La città “apripista” sarà Milano, ma già si parla anche di Roma, Firenze, Torino, Bologna o Napoli, come metropoli pronte ad adottare i divieti.

La misura, che mira a ridurre l’inquinamento atmosferico e tutelare la salute pubblica, era già stata applicata nel 2021 in luoghi come parchi, cimiteri e fermate dei mezzi pubblici. Secondo i dati di Arpa Lombardia, il fumo di sigaretta è responsabile del 7% delle emissioni di polveri sottili, e l’obiettivo del piano è dimezzare le emissioni di CO₂ entro il 2050.

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Un altro aspetto rilevante è l’estensione del divieto ai dehors dei locali, considerati spazi pubblici. Tuttavia, le sigarette elettroniche restano escluse dalla normativa, una distinzione che l’amministrazione definisce necessaria per favorire il passaggio a stili di vita meno dannosi.

Finora, il divieto non ha portato a numeri significativi di sanzioni: in tre anni sono state erogate solo 14 multe. Nonostante ciò, il Comune confida che il nuovo regolamento abbia un effetto dissuasivo piuttosto che punitivo, stimolando un cambiamento culturale.

La misura ha raccolto consensi tra gli ambientalisti, ma ha scatenato l’opposizione dei tabagisti. La federazione italiana dei tabaccai ha già avviato una battaglia legale, contestando il provvedimento. Dopo il rigetto del Tar, si attende ora il pronunciamento del Consiglio di Stato.

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News e Focus

Operaio cade da impalcatura e muore a Lamezia Terme, è la prima vittima sul lavoro nel 2025

Da chiarire dinamica e motivazioni dell’accaduto: la Procura della Repubblica di Lamezia Terme ha aperto un’inchiesta

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Tragedia a Lamezia Terme, in Calabria. Un operaio di 38 anni è morto mentre era a lavoro su un’impalcatura in un’azienda di profilati nell’area industriale di San Pietro Lametino quando è caduto precipitando da un’altezza di circa sei metri. Da chiarire dinamica e motivazioni dell’accaduto. È la prima vittima sul lavoro nel 2025.

Il soccorso del personale del 118 è stato immediato ma ogni tentativo di salvargli la vita è stato vano. Secondo quanto è emerso dai primi accertamenti, Stella è deceduto a causa dei traumi riportati nell’urto col terreno precipitando dall’impalcatura.

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Sul luogo dell’incidente sono giunti gli agenti della polizia che hanno avviato le indagini, insieme al medico legale e al magistrato di turno per le verifiche del caso. Insieme alle forze dell’ordine che hanno avviato gli accertamenti di loro competenza sul posto anche gli ispettori dell’Ispesl per verificare le condizioni sulla sicurezza sul lavoro.

La procura della repubblica di Lamezia Terme ha aperto un’inchiesta per accertare le eventuali responsabilità. Del fascicolo dell’inchiesta è titolare, al momento, il sostituto procuratore di turno, Giuseppe Falcone, in coordinamento col procuratore, Salvatore Curcio. Il magistrato ha disposto il sequestro dell’area pertinente all’incidente e l’autopsia sul corpo della vittima, che sarà eseguita dai sanitari della Medicina legale dell’azienda ospedaliero-universitaria Dulbecco di Catanzaro.

Lo scopo dell’inchiesta aperta è quello di verificare se nel cantiere in cui lavorava l’operaio che è deceduto fossero state attivate tutte le misure per la prevenzione antinfortunistica.

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Una 16enne tenta di aprire portellone dell’aereo: volo EasyJet da incubo, atterraggio d’emergenza a Bari

Una ragazza ha letteralmente scatenato il caos durante in volo: insulti, minacce e il tentativo di aprire il portellone

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Scene di panico e viaggio da incubo su un volo EasyJet partito da Antalya e diretto a Londra nella notte tra il 27 e il 28 dicembre. Una sedicenne ha seminato il panico a bordo, costringendo il comandante a un atterraggio d’emergenza all’aeroporto di Bari.

Secondo i testimoni, tutto è iniziato per una lite tra l’adolescente e una bambina che tossiva. La ragazza ha reagito inveendo contro la piccola e sua madre, per poi estendere le minacce all’equipaggio e agli altri passeggeri. La situazione è rapidamente degenerata quando ha tentato di aprire un portellone dell’aereo, causando il terrore tra i presenti.

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“Un inferno assoluto”, ha dichiarato una passeggera al Sun, descrivendo scene di caos. La giovane, oltre a lanciare oggetti, avrebbe danneggiato la maniglia del portellone, rendendo necessario l’intervento immediato dell’equipaggio.

Il comandante, valutata la pericolosità della situazione, ha deciso di deviare il volo verso Bari. L’aereo è atterrato in sicurezza, dove la polizia ha preso in custodia la ragazza. I passeggeri sono stati fatti scendere e hanno trascorso la notte nel capoluogo pugliese.

EasyJet ha confermato l’accaduto, sottolineando l’attenzione prioritaria alla sicurezza dei viaggiatori e l’addestramento del personale per gestire emergenze di questo tipo. Per quel che è accaduto, si è ipotizzato che la giovane possa soffrire di un disturbo mentale, ma saranno le analisi degli inquirenti a far luce su quanto accaduto.

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Ritrovamento shock a Bari: in chiesa un neonato morto in una culla termica

Tragedia a Poggiofranco: il piccolo, forse già senza vita al momento del deposito, non ha fatto scattare l’allarme

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Questa mattina, nella culla termica della chiesa San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco a Bari, è stato ritrovato il corpo senza vita di un neonato di circa un mese.

Il piccolo, di sesso maschile, sarebbe stato lasciato nella culla senza chiudere la porta della stanza, impedendo così al sistema di allarme di attivarsi.

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Il parroco della chiesa, don Antonio Ruccia, ha spiegato: “Sono a Roma, ma il mio cellulare collegato alla culla – ha detto all’Ansa – non ha squillato”. Un dettaglio che lascia supporre che il neonato fosse già morto al momento della sua deposizione.

Gli agenti delle Volanti e della Scientifica sono stati i primi a intervenire, effettuando i primi rilievi. Sul caso indagano adesso i poliziotti della squadra mobile di Bari, che stanno esaminando i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona.

Sul luogo della tragedia è giunto anche il professor Biagio Solarino dell’Istituto di medicina legale del Policlinico di Bari. Si valuta la possibilità di disporre un’autopsia per chiarire le cause del decesso del piccolo.

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Arriva il 2025, crescono anche… le bollette: “Rincari in arrivo per luce e gas”

Famiglie italiane sotto pressione: aumenti fino a 272 euro annui tra tensioni geopolitiche e mercati in rialzo

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Nel 2025 le bollette di luce e gas subiranno nuovi rincari. Secondo un’analisi di Facile.it, si prevede un aumento del 30% del costo dell’energia, che inciderà soprattutto su chi ha contratti a prezzo variabile.

Una famiglia tipo nel mercato libero potrebbe arrivare a pagare 272 euro in più all’anno, passando da 2.500 a oltre 2.800 euro (+11%).

I rincari più significativi colpiranno il gas. Con lo stop al transito del gas russo attraverso l’Ucraina e il prezzo che ha toccato i 50 euro a megawattora, il rincaro medio stimato è di 176 euro. Una famiglia che oggi spende 1.744 euro annui, nel 2025 potrebbe trovarsi a pagarne 1.920.

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Anche le bollette dell’energia elettrica registreranno aumenti, seppur più contenuti. Si stima un incremento di 96 euro all’anno: chi oggi paga 826 euro potrebbe arrivare a spenderne 921 entro fine anno. Gli esperti consigliano di verificare le condizioni della propria fornitura e valutare opzioni a prezzo fisso, che proteggono dalla volatilità dei mercati.

Non saranno risparmiati neanche i clienti del mercato tutelato. L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente ha previsto un aumento del costo della luce del 18,2% nei primi tre mesi del 2025.

Ad essere colpiti, in particolare, i 3,4 milioni di utenti “fragili” ancora nel regime tutelato, come anziani over 75, disabili e percettori di bonus sociale.

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