La Corte d’Appello di Caltanissetta ha emesso il verdetto: l’accusa di calunnia aggravata, rivolta al funzionario di polizia Maio Bo, all’ispettore Fabrizio Mattei e all’agente Michele Ribaudo, è stata dichiarata prescritta. Il tribunale ha confermato la sentenza di primo grado, fatta eccezione per Ribaudo, precedentemente assolto nel merito.
Anche in questo secondo grado è caduta l’aggravante mafiosa, portando alla prescrizione del reato di calunnia.
L’accusa, rappresentata in aula dal procuratore generale Fabio D’Anna e dai pm Gaetano Bono e Maurizio Bonaccorso, sostenuta dalla Procura sotto la direzione dell’ex capo della Mobile Arnaldo La Barbera, ora deceduto, ha sostenuto che i tre poliziotti avrebbero manipolato le prove per distorcere la verità sull’attentato che ha portato alla morte del giudice Borsellino e dei cinque agenti della scorta. Si è affermato che i poliziotti avrebbero orchestrato una narrazione falsa, costringendo elementi come Vincenzo Scarantino a fornire testimonianze mendaci riguardo alla preparazione dell’attacco e ad accusare ingiustamente affiliati alla mafia.
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Le dichiarazioni dei cosiddetti falsi pentiti hanno avuto conseguenze come i sette condannati all’ergastolo e poi scagionati durante un processo di revisione. Tra i presenti in aula come parte civile si contavano i figli e il fratello del giudice Borsellino, alcuni parenti degli agenti di scorta e i sette mafiosi ingiustamente condannati per l’eccidio.
Il depistaggio è stato scoperto grazie all’intervento della Procura di Caltanissetta, che ha riaperto le indagini sulla base delle testimonianze del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza.
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