Ad Avignone, in Francia, si apre il processo contro Dominique Pélicot, un settantenne accusato di aver drogato e fatto violentare sua moglie Giséle da sconosciuti per anni. Il caso, noto come il processo degli “stupri di Mazan” dal nome del villaggio in cui viveva la coppia, coinvolge anche altri 51 uomini di età compresa tra i 26 e i 73 anni, che avrebbero avuto rapporti sessuali con la donna mentre era incosciente.
Pélicot somministrava alla moglie ansiolitici e sonniferi, nascondendoli nel cibo o nel bicchiere d’acqua, per poi permettere agli uomini di abusare di lei.
L’orribile vicenda è venuta alla luce nel 2020, quando Pélicot è stato arrestato per aver filmato sotto le gonne di tre donne. Durante l’indagine, gli investigatori hanno trovato nel suo computer oltre 20.000 foto e video, molti dei quali documentavano gli stupri della moglie.
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Le prove raccolte mostrano un totale di 92 stupri, compiuti da 83 individui, di cui 50 sono stati identificati. Gli accusati provengono da diverse estrazioni sociali e professionali: tra di loro ci sono muratori, elettricisti, disoccupati, operai, impiegati, pensionati, oltre a un pompiere, una guardia carceraria, un giornalista e un militare. Nessuno di loro aveva precedenti penali.
L’apertura del processo segna un momento cruciale per le vittime e la giustizia francese, portando alla ribalta una vicenda di abuso sistematico e orribile violenza domestica. (foto d’archivio)
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