Il prossimo 25 gennaio inizierà alla Corte d’Assise di Alessandria il processo a Renato Curcio, Mario Moretti (foto) e Lauro Azzolini, ex membri delle Brigate Rosse, per l’omicidio del carabiniere Giovanni D’Alfonso.
L’indagine era stata riaperta nel 2021, dopo un esposto presentato alla procura di Torino da Bruno D’Alfonso, figlio della vittima e anch’egli carabiniere.
L’omicidio avvenne il 5 giugno 1975, durante un’operazione dei carabinieri a cascina Spiotta ad Arzello, in provincia di Alessandria. Quel giorno, quattro carabinieri si recarono alla cascina per individuare il nascondiglio dei brigatisti, dove era tenuto sequestrato l’industriale Vittorio Vallarino Gancia, rapito il giorno precedente.
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In loco trovarono due brigatisti e si scatenò una sparatoria: l’appuntato Giovanni D’Alfonso perse la vita, così come la militante delle Brigate Rosse Margherita Cagol, conosciuta come “Mara”, moglie di Renato Curcio e cofondatrice delle Brigate Rosse.
Curcio e Moretti, pur non presenti alla cascina durante la sparatoria, sono accusati di corresponsabilità nell’omicidio, in quanto leader dell’organizzazione.
Un altro brigatista, Pierluigi Zuffada, è stato prosciolto per prescrizione. La sparatoria segnò un episodio cruciale negli anni di piombo e causò gravi ferite a due carabinieri, uno dei quali subì la perdita di un braccio e un occhio.
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