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Cronaca

“Falso in atto pubblico”: Caltanissetta, nuovo processo per Silvana Saguto

A disporre il giudizio è stato il gup nisseno che ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura

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ANcora un processo per Silvana Saguto, l’ex presidente della sezione misure di prevenzione di Palermo già condannata con sentenza definitiva per corruzione – a Caltanissetta – a sette anni e 10 mesi. Il “via” al dibattimento è previsto fra poco più di un mese, il 5 giugno.

L’accusa per l’ex giudice è quella di falso in atto pubblico. A disporre il giudizio è stato il gup nisseno che ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura presentata dal legale degli imprenditori Virga i cui beni vennero sequestrati nove anni fa proprio dalla sezione presieduta da Silvana Saguto.

Il provvedimento di sequestro, secondo l’avvocato Inzerillo, “non fu adottato in forma collegiale”, come prevede la legge, ma venne deciso soltanto dalla Saguto salvo poi risultare formalmente disposto dal tribunale. Quello a carico dei Virga fu definito dalla Dia uno dei maggiori sequestri mai fatti e venne valutato in un miliardo e 600 milioni di euro.

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Agli imprenditori Vincenzo e Carmelo Virga e ai loro familiari, come riporta l’agenzia ansa, sono stati restituiti gran parte dei beni.

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Cronaca

Palermo, stava passeggiando alla Zisa: 29enne aggredito ed accoltellato alla schiena

Il giovane ferito è fuori pericolo, la polizia indaga sull’accaduto

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Ancora un episodio di violenza a Palermo: la notte scorsa un giovane palermitano è stato accoltellato mentre passeggiava in via Orazio Antinori, nel quartiere Zisa di Palermo.

Il ragazzo, che ha 29 anni, è stato colpito alla schiena da una coltellata, secondo una prima ricostruzione dei fatti. Subito soccorso dai sanitari del 118, è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Civico. Fortunatamente, non sarebbe in pericolo di vita.

Le indagini sono attualmente in corso da parte della polizia, che sta cercando di chiarire le circostanze dell’aggressione e risalire all’identità dell’aggressore. La vittima, infatti, ha dichiarato di non avere idea di chi possa essere stato a ferirlo o quale sia stato il movente dell’attacco.

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La zona della Zisa, già nota per alcuni episodi di microcriminalità, è stata oggetto di attenzione da parte delle forze dell’ordine, che stanno intensificando i controlli per garantire maggiore sicurezza ai residenti. Al momento non si esclude nessuna pista, e si spera che ulteriori elementi possano emergere dalle testimonianze o dalle telecamere di sorveglianza presenti nella zona.

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Cronaca

Tragico incidente stradale a Ramacca: un 15enne perde la vita, tre feriti

Grave incidente autonomo sulla Strada Statale 288: un’auto si ribalta causando la morte di un giovane e il ferimento di altre tre persone

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Un tragico incidente stradale si è verificato poco dopo le 5 di questa mattina sulla Strada Statale 288, in territorio di Ramacca. Il bilancio dell’incidente è pesante: un ragazzo di 15 anni ha perso la vita, mentre altre tre persone sono rimaste ferite.

La vittima viaggiava a bordo di un’Audi Q5 insieme ad altre tre persone, tutte originarie di Ramacca.

L’auto, diretta verso la città, ha sbandato per cause ancora da accertare, invadendo la corsia opposta e finendo fuori strada, ribaltandosi. Il giovane sarebbe morto sul colpo, nonostante i tempestivi soccorsi del personale sanitario del 118.

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Gli altri occupanti del veicolo sono stati trasportati in ospedale con diverse ferite. Per liberare uno dei passeggeri incastrato nelle lamiere, è stato necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Paternò. I carabinieri sono intervenuti sul posto per effettuare i rilievi e accertare le dinamiche dell’incidente.

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Cronaca

“Mafia 2.0”: quel pizzino di Messina Denaro a Provenzano: “Qui arrestano pure le sedie…”

Durante un convegno sulla criminalità organizzata, Marzia Giustolisi riflette sull’evoluzione della mafia e l’adattamento al contesto sociale

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Nel corso di un convegno a Torino dedicato al contrasto alla criminalità organizzata, Marzia Giustolisi, capo della squadra mobile della questura di Torino e con anni di esperienza a Caltanissetta e Catania, ha ricordato uno dei momenti emblematici della lotta alla mafia.

Durante il suo intervento, Giustolisi ha letto un pizzino del 2004, inviato da Matteo Messina Denaro a Bernardo Provenzano, in cui il giovane boss esprimeva la sua frustrazione per non poter svolgere un incarico a causa delle continue “batoste” inflitte dalle forze dell’ordine.

Il testo del pizzino, esaminato durante le indagini, rivelava come Messina Denaro si scusasse con Provenzano, spiegando che “sono tutti dentro, pure i rimpiazzi e i rimpiazzi dei rimpiazzi“, aggiungendo ironicamente che “alla fine arresteranno pure le sedie“.

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Secondo Giustolisi, queste parole sono la prova di quanto i boss di Cosa Nostra si sentissero braccati e patissero la pressione degli investigatori.

L’intervento di Giustolisi ha anche evidenziato la trasformazione della mafia sotto la guida di Provenzano, che adottò la strategia della “sommersione”, dando vita alla cosiddetta “Mafia 2.0”. Questo approccio, molto diverso dalla violenza sanguinaria di Totò Riina, segnò un cambio di rotta nella gestione delle attività mafiose, più attenta a rimanere invisibile e a infiltrarsi nel tessuto sociale senza attirare troppa attenzione.

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Cronaca

Fatture false, imprese “apri e chiudi”: frode e sequestro milionario a Gela, indagati e società nei guai

La Guardia di Finanza scopre un sistema di sovrafatturazione e indebita compensazione di crediti inesistenti per oltre 4 milioni di euro

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La Guardia di finanza ha eseguito a Gela, nel Nisseno, un sequestro di oltre 4 milioni di euro nei confronti di sei persone, indagate per dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti e indebita compensazione di crediti fiscali.

Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Gela, su richiesta della Procura della Repubblica locale.

Le indagini hanno portato alla luce un complesso schema societario composto da nove imprese, create appositamente per sovrafatturare prestazioni di manodopera a favore di una società per azioni con sede a Roma, attiva nel settore della meccanica generale.

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Le “imprese apri e chiudi” erano operative per circa due anni e consentivano la rotazione del personale, permettendo alla capofila di ridurre il carico fiscale e generare fondi che venivano successivamente trasferiti ai soggetti coinvolti.

Le verifiche delle Fiamme Gialle hanno rivelato che le società coinvolte compensavano contributi previdenziali e assistenziali con crediti d’imposta inesistenti, per un totale di oltre un milione di euro, di cui circa 300 mila provenienti dai fondi del Pnrr. La società principale, tra il 2019 e il 2022, si sarebbe avvalsa di fatture gonfiate per un totale di 6,7 milioni di euro, con importi dichiarati superiori a quelli effettivamente corrisposti.

Al termine delle indagini, il giudice ha disposto il sequestro preventivo per un valore pari alle imposte evase e ai crediti inesistenti compensati. Le indagini sono ancora in corso, mentre per gli indagati resta valida la presunzione di innocenza fino a eventuale condanna definitiva.

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