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Cronaca

Giorgia Meloni a Siracusa per l’Expo in vista del G7 Agricoltura

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata a Siracusa, sull’isola di Ortigia, per l’inaugurazione dell’Expo Divinazione 24 in vista del G7 agricoltura. La manifestazione vede disseminati per le vie 200 stand con 600 imprenditori che hanno aderito all’iniziativa. Meloni è stata accolta nella chiesa Cattedrale dal vicario dell’arcidiocesi di Siracusa, monsignor Sebastiano Amenta. Una […]

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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata a Siracusa, sull’isola di Ortigia, per l’inaugurazione dell’Expo Divinazione 24 in vista del G7 agricoltura. La manifestazione vede disseminati per le vie 200 stand con 600 imprenditori che hanno aderito all’iniziativa.

Meloni è stata accolta nella chiesa Cattedrale dal vicario dell’arcidiocesi di Siracusa, monsignor Sebastiano Amenta. Una veloce spiegazione, poi la visita alla cappella di Santa Lucia.

Nella nicchia chiusa è custodito il simulacro della patrona. Qui a riceverla Elena Artale, componente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, che le ha parlato del culto della patrona e le ha regalato un libro per la figlia.

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“Se le cose quest’anno andranno come noi crediamo – ha detto la premier – le esportazioni di prodotti agroalimentari varrà fino a 70 miliardi di euro. È il valore della nostra ricchezza che viene prodotta dagli agricoltori. L’agroalimentare del Made in Italy è un pezzo straordinario della nostra identità conosciuto dappertutto”.

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Cronaca

Schillaci, Renzo Barbera da brividi: per Schillaci in 23mila a cantare “Notti magiche”

Oltre 23mila persone nel ricordo del campione palermitano di Italia ’90: ecco uno dei video pubblicati sui social

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Momenti di brividi e lacrime al Renzo Barbera il tributo a Totò Schillaci, pochi giorni dopo la scomparsa. Momenti toccanti nella struttura palermitana, dove sono stati riprodotti i brani “Sei nell’anima” e “Un’estate italiana” (conosciuta come “Notti magiche”). Oltre 23mila persone a cantare, nel ricordo del campione palermitano di Italia ’90. Ecco uno dei video pubblicati:

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Cronaca

A Palermo esperti a confronto su Pnrr e Sanità del futuro

Un dibattito multilivello per discutere di Pnrr e rafforzamento dell’assistenza territoriale e ospedaliera: ne sono protagonisti numerosi attori del Sistema sanitario regionale, riuniti a Palazzo dei Normanni a Palermo per il convegno ‘La sanità in Sicilia. Riforma in atto e attuazione del Pnrr’. A promuovere l’iniziativa è The European House-Ambrosetti con il patrocinio dell’Ars e […]

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Un dibattito multilivello per discutere di Pnrr e rafforzamento dell’assistenza territoriale e ospedaliera: ne sono protagonisti numerosi attori del Sistema sanitario regionale, riuniti a Palazzo dei Normanni a Palermo per il convegno ‘La sanità in Sicilia. Riforma in atto e attuazione del Pnrr’.

A promuovere l’iniziativa è The European House-Ambrosetti con il patrocinio dell’Ars e dell’assessorato regionale alla Salute e con il contributo non condizionante di Gsk, Johnson&Johnson e Pfizer: tra i partecipanti il dirigente generale del dipartimento Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute Salvatore Iacolino, il dirigente generale del dipartimento Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico del medesimo assessorato Salvatore Requirez, il deputato regionale della Lega Vincenzo Figuccia, la responsabile Healthcare di The European House-Ambrosetti Daniela Bianco e il direttore Market Access di Pfizer Guido Di Donato.

Tra i dati positivi che emergono dal dibattito c’è quello relativo al quadro di invecchiamento e al tasso di natalità, che vedono la Sicilia in controtendenza rispetto al quadro nazionale: la regione può infatti contare su un’età media di 45,4 anni (la media italiana è 46,6) e il terzo tasso di fertilità con 1,35 figli per donna (solo le province autonome di Trento e Bolzano fanno meglio). Preoccupa invece il tema delle patologie ad alto impatto: secondo i dati riportati da The European House-Ambrosetti il 52,5% dei siciliani non fa attività fisica regolare, il 21,6% fuma e solo il 10,1% segue un’alimentazione corretta.

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Per quanto riguarda le iniziative legate all’attuazione del Pnrr, a inizio settembre risultano completati i lavori di 50 centrali operative territoriali, mentre sono partiti quelli per 40 case della Comunità e 11 ospedali Comunità: entro fine ottobre è inoltre prevista l’attivazione di oltre cento case e 43 ospedali.
Sono state infine acquisite 36 grandi apparecchiature, che si aggiungono alle 262 previste in un primo momento.

“Quella del Pnrr è una sfida da vincere con responsabilità, fatica, impegno e intesa politica – sottolinea Iacolino, – Appuntamenti come questo sono fondamentali per raccogliere le idee e trasformarle in progettualità da sviluppare al meglio: stiamo portando avanti tutte le iniziative nel programma di attuazione del piano, nei giorni scorsi ci siamo riuniti per affrontare il tema della revisione della rete ospedaliera. Le attività legate al Pnrr devono coincidere con un aumento dell’offerta e della competitività del sistema, senza dimenticare gli 11 milioni di euro stanziati per la lotta al crack e alle altre dipendenze”. Un altro fronte su cui il dipartimento Pianificazione strategica si sta muovendo, spiega Iacolino, è quello che mira a “garantire sicurezza, efficienza e accesso rapido nei pronto soccorso: sulle liste d’attesa c’è un piano operativo che misurerà le capacità dei direttori generali, chi fallirà sarà sanzionato anche attraverso la risoluzione del rapporto contrattuale”.

Requirez si sofferma sulla necessità di intervenire soprattutto su due aspetti: prevenzione e comunicazione. In tal senso “uno degli anelli deboli della nostra catena di assistenza è la prevenzione primaria e secondaria, che ci vede fanalino di coda. D’altro canto fino a oggi sono stati trascurati gli aspetti di comunicazione sul rischio di patologie: ogni intervento rischia di essere tardivo, le persone vanno convinte sui percorsi da seguire e sulle pratiche di buona sanità in contrasto alle fake news e a casi scandalistici. Bisogna mettere in campo tutti gli accorgimenti da un lato per tutelare operatori e pazienti, dall’altro per contenere i costi. Non servono rivoluzioni culturali, ma scelte precise sulle priorità”.

L’implementazione delle nuove strutture, prosegue Requirez, “è già stata recepita nel 2022 con un apposito decreto dell’assessorato alla Salute, ma senza l’apporto sostanziale della Medicina generale il decreto non può funzionare: dobbiamo garantire un livello minimo di efficienza, applicare il decreto significa anche aprirsi a un nuovo livello di comunicazione e abbattere la differenza di trattamento sull’accesso ai servizi sanitari essenziali. Sotto quest’aspetto le zone interne della Sicilia sono penalizzate rispetto a quelle costiere, in cui sono presenti servizi sanitari di eccellenza o alta complessità: agevolare questi percorsi significa intervenire a livello formativo”.

Bianco sottolinea come “per rispondere alle sfide demografiche ed epidemiologiche e tener conto dei vincoli del contesto economico occorre un cambiamento del paradigma della sanità, fondato sulla prevenzione e sull’innovazione. Agendo sui comportamenti dei cittadini fin dai primi anni di vita, in termini di interventi su abitudini e attraverso la promozione e l’adozione di tutti gli strumenti di immunizzazione e diagnosi precoce disponibili, a partire da vaccini e screening, è possibile non solo prevenire molte patologie ma anche ridurre l’impatto sull’organizzazione, a partire dalle ospedalizzazioni, e riequilibrare le risorse economiche allocate per la sanità per rendere il sistema più sostenibile”.

A raccontare il ruolo di Pfizer in questo percorso è Di Donato, il quale racconta come l’azienda “fa ricerca, produce e commercializza su tutto il territorio nazionale e in particolare in Sicilia, attraverso lo stabilimento di Catania. I nostri prodotti investono l’ambito sia dei vaccini che dei farmaci e aiutano a ridurre le progressioni e migliorare la qualità della vita dei pazienti: la ricerca e l’innovazione sono il motore di questo progresso scientifico. Il sistema sanitario, sia regionale che nazionale, vive un momento di profonda trasformazione e Pfizer si offrirà sempre per portare avanti momenti di dialogo, ragionamento e discussione, affinchè i nuovi farmaci arrivino il prima possibile nelle mani di clinici e pazienti”.

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Cronaca

Open arms, parti civili chiedono un milione di euro a Salvini, in aula primo naufrago

Per l’allora ministro dell’Interno chiesto oltre alla condanna penale il risarcimento danni dalle parti civili

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Per gli avvocati di alcuni dei 147 naufraghi della Open Arms e delle organizzazioni costituite parti civili al processo di Palermo “ci sono tutte le condizioni per affermare la responsabilità penale dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, per il quale il pubblico ministero ha chiesto sei anni di carcere con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito ai migranti, soccorsi cinque anni fa dalla nave della ong spagnola, di sbarcare a Lampedusa, tenendoli in mare per 19 giorni.

Appoggiando in pieno la requisitoria della Procura “fatta in modo molto argomentata sia sulla ricostruzione dei fatti sia sulle disposizioni giuridiche che sono state violate dell’imputato”, i legali nelle cinque ore di udienza dedicate alla discussione delle loro tesi, hanno chiesto oltre alla condanna penale di Salvini anche un risarcimento danni per i loro assistiti per un totale di oltre un milione di euro.

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Adesso i riflettori si spostano sulla difesa che nella prossima udienza del 18 ottobre farà la propria arringa, specificando che “non ci fu alcun sequestro di persona”, ha ribadito l’avvocato Giulia Bongiorno che prima di lasciare in anticipo l’udienza ha espresso “solidarietà ai pm per le minacce” ricevute dopo la richiesta di condanna di Salvini.

LEGGI ANCHE: Open arms, minacce ai pm del processo a Salvini: scatta allarme sicurezza

E riferendosi alle iniziative che sta mettendo in campo la Lega per fare cerchio attorno al “Capitano”, l’avvocato ha smorzato i toni: “Nessun tipo di iniziativa, non so in che termini sarà, è diretta ad avvelenare il clima. Sono la prima a dire che non si devono alzare i toni, dobbiamo ancorarci agli atti processuali perché quelli ci danno ragione. Abbassiamo i toni, limitiamoci ad esaminare gli atti”.

Atti che per le parti civili, invece, inchioderebbero Salvini alle proprie responsabilità. “Sulla nave c’era un carico di umanità dolente, l’imbarcazione si trovava in condizioni meteorologiche difficili – ha sostenuto l’avvocato della ong, Arturo Salerni – Di fronte a queste persone sguarnite di ogni difesa la pubblica autorità con il suo vertice, al di fuori di ogni previsione normativa, decise di privare della libertà le persone che si trovavano in quella condizione. Siamo di fronte all’esercizio di un potere che contrasta con i principi fondamentali del nostro ordinamento, oltre che in contrapposizione col diritto umanitario internazionale”.

Per la prima volta dall’inizio del processo, cominciato tre anni fa, in aula si è presentato uno dei 147 naufraghi. Un giovane gambiano, Musa, 20 anni, accompagnato dal proprio avvocato, Serena Romano, che ha ricostruito la storia del ragazzo che all’epoca aveva 15 anni.

“Sono stati 17 giorni molto difficili sulla Open Arms, avevo paura anche del mare – ha detto il giovane ai cronisti – Non è facile per me ricordare, cercavo di dormire sulla nave per non pensare, ma era molto difficile. Ora vivo in Sicilia, ho studiato qui, lavoro. Per questo dico grazie mille ai siciliani e agli italiani”. Gli altri naufraghi difesi nel processo, invece, si sono rifiutati di testimoniare o presenziare alle udienze.

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Cronaca

Metà dei lavoratori “in nero” a Borgo Parrini: stop alle attività e sanzioni per 75mila euro

Quasi tutti lavoratori “in nero” a Borgo Parrini: stop alle attività e sanzioni per 75mila euro

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I carabinieri del gruppo tutela lavoro di Palermo, insieme ai militari della stazione di Partinico, hanno effettuato controlli simultanei a tutti i ristoranti nel noto Borgo Parrini.

Durante l’ispezione i militari hanno controllato la posizione di 30 lavoratori, constatando che oltre la metà erano “in nero”. Inoltre, i militari hanno contestato, a vario titolo, ai datori di lavoro l’omessa formazione del personale dipendente, la mancata sorveglianza sanitaria ed anche, in un caso, l’utilizzo di un sistema di videosorveglianza senza le prescritte autorizzazioni.

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Proprio per aver trovato ben 16 lavoratori in nero su 30 controllati, per tutti i ristoranti è stato adottato un provvedimento di sospensione dall’attività imprenditoriale.

Le ditte, dopo aver ottemperato al pagamento della sanzione e aver formalmente assunto i lavoratori privi di contratto, possono ora continuare ad esercitare le proprie attività di ristorazione. Nel complesso sono state contestate sanzioni amministrative per 75mila euro circa.

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