Colpevole ma niente carcere né multa. Condannato Donald Trump. Per il caso dei pagamenti all’ex pornostar Stormy Daniels. Tuttavia, il tycoon non andrà in galera. Lo ha deciso il giudice Juan Merchan, precisando che al presidente eletto nell’ultima tornata elettorale negli Usa dello scorso mese di novembre non sarà comminata neanche una multa.
La condanna comunque macchia la fedina penale di Trump. La decisione di non comminare alcuna pena è stata determinata dal suo imminente ritorno alla Casa Bianca fissato al 20 gennaio col giuramento e l’inizio del suo secondo mandato.
A spiegarlo lo stesso giudice che ha sottolineato: “Sono stati i cittadini di questa nazione a decidere che lei debba godere di protezioni come la clausola di supremazia e l’immunità presidenziale”. Merchan, infine, ha augurato al presidente eletto “buona fortuna per il secondo mandato”.
Trump, “Una farsa spregevole, farò comunque appello”
“L’evento di oggi è stata una farsa spregevole e, ora che è finito, faremo appello contro questa bufala che non merito”. È stato il commento a caldo di Donald Trump, affidato al suo social Truth.
Una condanna “già scritta”
La scorsa settimana, in una sentenza di 18 pagine, il giudice Merchan aveva dichiarato di voler concedere a Trump una scarcerazione incondizionata, ritenendo che fosse “la soluzione più praticabile” per garantire la definitiva conclusione della vicenda processuale.
La prima condanna a maggio scorso
Il presidente eletto era stato condannato a maggio dello scorso anno per 34 capi di imputazione per la falsificazione di documenti aziendali per il pagamento in nero all’ex attrice porno Stormy Daniels, che alla vigilia delle elezioni 2016 minacciava di rivelare i dettagli di un loro passato incontro a sfondo sessuale.
La rielezione e il tentativo di fare ricorso prima della sentenza
Prima della sua rielezione, Trump rischiava la libertà vigilata o – addirittura – fino a quattro anni di carcere. L’ultimo tentativo del tycoon di bloccare la sentenza prima della sua inaugurazione del 20 gennaio si era consumato giovedì sera, con la bocciatura per 5 voti a 4 del suo ricorso da parte della Corte Suprema.
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