Un terremoto di magnitudo 3.9 ha scosso la Calabria questa mattina alle 09:05, colpendo in particolare la zona di San Nicola Arcella, nella provincia di Cosenza.

Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), l’epicentro è stato localizzato nella Costa Calabra nord-occidentale, con coordinate 39.7130 di latitudine e 15.5390 di longitudine, e a una profondità notevole di 280 chilometri.

Nonostante la forza della scossa, non sono stati segnalati danni a strutture o persone. La profondità del terremoto ha probabilmente ridotto il rischio di danni in superficie, attenuando l’impatto percepito nelle zone abitate.

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Il sisma è stato avvertito in diversi comuni della provincia cosentina, suscitando apprensione tra gli abitanti, ma senza conseguenze gravi.

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Una situazione che ha dell’incredibile a Cassino, nel sud della provincia di Frosinone: le indagini della polizia hanno portato alla luce la storia di una postina, che alla fine è stata denunciata.

Nella sua abitazione sono stati scoperti quaranta chili di corrispondenza mai consegnata. Tra i documenti accumulati si trovavano bollette risalenti al 2014 e atti giudiziari datati 2016.

Il ritrovamento, che ha fatto emergere un vero e proprio “disastro” postale, ha rivelato una quantità di lettere tale da riempire un’intera stanza e il portabagagli di un’automobile. “Avevo mal di schiena”, ha raccontato agli inquirenti. “Avevo intenzione di consegnare non appena mi fosse passato”.

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Il caso che ha suscitato indignazione tra i cittadini della zona, che per anni hanno dovuto affrontare problemi legati a bollette non pagate e ingiunzioni di pagamento, spesso senza sapere di non aver mai ricevuto le comunicazioni ufficiali.

Le segnalazioni dei residenti sono state fondamentali per avviare le indagini: numerosi cittadini si erano rivolti alle autorità lamentando disservizi e mancati recapiti nella loro area geografica. Questo ha portato gli investigatori a scoprire la pratica irresponsabile della portalettere. E non si esclude che si possa parlare anche di “violazione di corrispondenza“.

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Una ragazza di 15 anni è morta nel  pomeriggio di ieri a San Benedetto Po, in provincia di Mantova, investita da un’auto poco dopo essere scesa dall’autobus.

L’incidente è avvenuto intorno alle 14, mentre la giovane si trovava in prossimità della fermata. Nonostante i tentativi di soccorso, la ragazza è deceduta poco dopo il trasporto d’urgenza all’ospedale di Parma.

Alla guida dell’auto c’era una donna di 26 anni, che è stata trasportata per precauzione all’ospedale Pieve di Coriano. Le sue condizioni non risultano gravi, e al momento non sono stati rilevati traumi evidenti. Gli esami effettuati sul posto, incluso l’alcoltest, sono risultati negativi.

Le indagini per omicidio stradale sono state affidate ai carabinieri del nucleo operativo di Mantova, che stanno lavorando per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto.

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Stefania Guadagna, una donna trevigiana di 59 anni, aveva affidato con fiducia i suoi due bassotti, Nina e Pluto, alla dog sitter prima di partire per le vacanze nell’estate del 2023. Ma al ritorno, l’attendeva un colpo durissimo: Nina era morta e cremata senza che Stefania fosse stata informata, nonostante le richieste quotidiane di aggiornamenti.

La donna aveva un legame profondo con la sua cagnolina, e per Stefania lo shock è stato insostenibile: “Nina era parte della famiglia. Non mi fermerò finché non avrò giustizia”, ha fatto sapere.

In realtà già qualche sospetto era emerso durante il viaggio, quando la dog sitter aveva iniziato a essere “evasiva“. Stefania aveva tentato più volte di contattarla, ma le risposte erano sempre sfuggenti, finché non è stato il padre della dog sitter a rassicurarla che tutto andava bene.

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Al rientro, però, Stefania ha trovato Pluto denutrito e in pessime condizioni. Di Nina, invece, nessuna traccia. Solo dopo una serie di pressioni, la dog sitter ha ammesso la morte della cagnolina, attribuendola a uno choc anafilattico, e rivelando che il corpo era già stato cremato.

Devastata, Stefania ha intrapreso una battaglia legale, denunciando la dog sitter per maltrattamento di animali e negligenza, ma il caso è stato archiviato per mancanza di prove. La donna promette adesso di proseguire la lotta in sede civile. (foto archivio)

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