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Cronaca

Lampedusa, flusso inarrestabile di migranti: i bimbi, la paura, le bolle di sapone

Solo nelle ultime ore, circa mille persone sono state recuperate in mare

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Un flusso inarrestabile di migranti provenienti dall’Africa subsahariana, in particolare dalla Guinea, Costa d’Avorio, Burkina Faso, sono approdati in questi giorni a Lampedusa. Parlano tutti il francese, e alcuni una volta toccata terra, si fanno il segno della croce.

Sono molto provati dalla traversata in mare, senza riparo sotto il sole, esposti alle alte temperature di questi giorni. Alcuni di loro sono arrivati disidratati e con qualche problema di deambulazione. I sanitari del Poliambulatorio di Lampedusa, dopo la prima assistenza medica, non hanno riscontrato particolari criticità.

Solo nelle ultime ore, circa mille persone sono state recuperate in mare dalle motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, 350 migranti solo nell’ultimo sbarco di questa notte. Tra loro circa 80 donne, 8 delle quali in stato di gravidanza avanzato. In questo periodo sono sempre più numerose le presenze sui barchini di bambini e minori, anche non accompagnati.

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Nel recupero in mare di questa notte almeno 30 bambini (di cui due neonati), sono giunti nella più grande delle isole Pelagie. Alcuni di loro, appena arrivati, giocano con le bolle di sapone con i volontari presenti al molo commerciale, ricevendo qualche carezza sulla testa dai poliziotti che cercano di rassicurare i loro sguardi impauriti per un viaggio durato settimane. Hanno attraversato il deserto del Sahara, prima di giungere sulle coste della Tunisia, dalle quali sono partiti con piccoli, precari, fatiscenti barchini di ferro.

Nelle scorse ore si sono registrati anche tre sbarchi direttamente sulla spiagge della Guitgia, Cala Palme e Cala Madonna, prontamente intercettati dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza. Un’altra imbarcazione è stata recuperata nel Mediterraneo da una nave ONG che è stata dirottata direttamente in Sicilia, per non appesantire ulteriormente le presenze all’hotspot di Lampedusa, che in questi giorni ha visto un via vai di migranti in arrivo e in partenza.

Anche ieri circa 800 migranti sono stati trasferiti in altre località, in Sicilia e in altre regioni d’Italia, con l’ausilio dei traghetti di linea, e voli charter diretti a Bologna. Il sistema di trasferimento dei migranti, coordinato dal Viminale, dalla Prefettura e dalla Questura di Agrigento, sta garantendo un costante alleggerimento delle presenze nel centro accoglienza gestito dalla Croce Rossa Italiana, che ha una capienza di 572 persone ma che riesce a garantire un’adeguata assistenza fino a 1200 persone circa.

Secondo l’Unicef, sono 289 i bimbi morti nel Mediterraneo nei primi sei mesi di quest’anno. Una media di 428 bambini a settimana, sono arrivati sulle coste italiane dal Nord Africa da gennaio 2023. Solo nei primi tre mesi di quest’anno, 3.300 sono stati registrati come non accompagnati o separati dai genitori. La maggior parte dei bambini parte dalla Libia e dalla Tunisia.

A voler parlare di numeri, pur non essendo solo numeri ma persone e storie, sono 65.600 i rilevamenti nel mar Mediterraneo, il numero più alto su questa rotta dal 2017 e quasi il 140% in più rispetto a un anno fa come riporta l’ultimo bollettino di Frontex, l’agenzia europea per le frontiere.

Intanto domani, Giorgia Meloni, volerà in Tunisia insieme alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e al primo ministro olandese Mark Rutte. L’obiettivo comune è scongiurare il collasso finanziario di Tunisi. E in cambio di alcuni aiuti economici, Bruxelles chiederà al presidente Saied di collaborare sulla gestione dei migranti.

Proprio in Tunisia, ormai da giorni, continuano le tensioni e gli scontri tra residenti locali e migranti subsahariani alla periferia di Sfax, proprio nella città sulla costa dalla quale si mettono in viaggio migliaia di migranti ogni giorno. La Tunisia “non accetta che chi non rispetta le sue leggi risieda sul suo territorio, né che sia Paese di transito (verso l’Europa) o terra di reinsediamento per i cittadini di alcuni Paesi africani”, ha detto il presidente tunisino Kais Saied.

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Cronaca

Brutale rissa nel canile municipale di Palermo, cagnolina sbranata e uccisa: denuncia degli animalisti

“Consegnati audio e video per stabilire le responsabilità e gli errori commessi all’interno del canile municipale di Palermo”

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Drammatico episodio nel canile municipale di Palermo, dove una cagnolina è stata attaccata ed uccisa, al culmine di una brutale rissa, dagli altri animali presenti nella struttura. La denuncia arriva dalle associazioni animaliste palermitane. “Nel tardo pomeriggio di ieri, 20 Novembre, si è verificato un fatto gravissimo all’interno del canile municipale di Palermo. Un fatto – si legge nella nota delle associazioni – che potrebbe evidenziare gravi responsabilità da parte degli operatori del canile poiché avvisati da condomini delle liti accentuate all’interno del box”.

“Noi associazioni protezionistiche animaliste locali – si specifica – siamo state contattate da cittadini residenti nei condomini circostanti alla struttura comunale, che ci hanno prontamente riferito di una rissa in gabbia, il tutto correlato da video. Immediatamente abbiamo allertato l’amministrazione comunale e l’assessore Ferrandelli che in pochi minuti ha fatto arrivare al canile municipale il responsabile amministrativo e lo staff. Il personale comunale, il veterinario e gli addetti al servizio di cura degli animali hanno effettivamente constatato l’aggressione al cane in questione e soccorso l’animale”.

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“Abbiamo però, da Associazioni, ritenuto opportuno trasferire il cane in una clinica privata per cercare di stabilizzare l’animale sotto shock e tentare di salvarla. Purtroppo la cagnolina, Marika, l’avevamo così chiamata, è deceduta stamattina alle ore 6.15 am. Abbiamo già sporto denuncia alla sezione PG della polizia municipale, fornito audio e video in nostro possesso, per stabilire le responsabilità e gli errori commessi da tutti gli attori coinvolti nel lavoro all’interno del canile municipale di Palermo”.

“Stiamo fornendo il materiale ai nostri avvocati – proseguono gli animalisti – per una denuncia congiunta, evitando di esporre i particolari accaduti, poiché in qualche modo, si potrebbero inquinare le prove che attestano ne responsabilità del personale in servizio in quei momenti. Chiariremo quanto di nostra acquisita proprietà nelle sedi opportune, affinché non accada più quanto avvenuto e chiederemo vengano presi opportuni provvedimenti accertati i fatti”.

La nota è firmata dalle associazioni Ada Palermo, Lida Palermo, Enpa Palermo, Anima legale, Felici nella coda Onlus, Ridai la vita a un Rott odv, Sos primo soccorso Onlus, I canuzzi di Marzia e Maria Onlus, Balzoo Palermo, Rifugio lo scodinzolo, Leal sezione Palermo – Lav Palermo.

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Cronaca

“Larimar è stata uccisa: sappiamo da chi, abbiamo fatto i nomi”: colpo di scena, le parole dellla mamma

La tragedia di Piazza Armerina: il mistero della morte della ragazzina e i sospetti dei familiari: “Sappiamo chi è stato”

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Un nuovo colpo di scena sul caso di Larimar Annaloro, la studentessa quindicenne trovata impiccata nel giardino della sua casa a Piazza Armerina. La madre, distrutta dal dolore, è convinta che non si tratti di un suicidio e afferma di sapere chi è il colpevole.

Durante un’intervista alla trasmissione Mattino 4, la donna ha rivelato dettagli inquietanti: “Mia figlia era stata minacciata di morte a scuola. Non posso fare nomi pubblicamente, ma abbiamo parlato con gli inquirenti e indicato i sospetti. Abbiamo fatto nomi e cognomi“. Secondo la madre, le modalità del ritrovamento sono incompatibili con un gesto volontario.

LEGGI ANCHE: Larimar, mistero che si infittisce: le “anomalie” prima della morte della 15enne

Ci sono anomalie che sollevano dubbi: le scarpe di Larimar erano pulite, nonostante il terreno; la stanza della giovane era a soqquadro, con indumenti sparsi ovunque. Inoltre, la madre ha denunciato la presenza di segni sospetti sul corpo: “Larimar è stata trovata in ginocchio, con i solchi sotto le ginocchia. Era già svenuta o morta prima di essere messa lì”.

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Non si esclude il coinvolgimento di adulti in una presunta rete di complicità. “Abbiamo buchi nella recinzione del giardino, è facile entrare. Non siamo qui da molto e stavamo sistemando la casa. Qualcuno ha approfittato della situazione”, ha detto.

La madre accusa anche la scuola: “Se qualcuno mi avesse avvisato delle minacce, non l’avrei mai lasciata sola. La scuola ha tanta colpa nella morte di mia figlia”.

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Cronaca

Macabra scoperta: uomo trovato morto in casa con ferite alla testa

Indagini in corso nell’abitazione di via Lunetta, a Caltanissetta: nessuna pista è stata esclusa dagli inquirenti

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UNa tragedia, nella periferia est di Caltanissetta: in via Lunetta all’alba di questa mattina è stato trovato il cadavere di un uomo di 70 anni con profonde ferite alla testa, all’interno del suo appartamento.

L’abitazione, condivisa dall’anziano con alcuni familiari, è diventata il teatro di un’indagine complessa. Gli investigatori della squadra mobile sono giunti immediatamente sul posto per raccogliere elementi utili per ricostruire la dinamica dei fatti.

Sul luogo del ritrovamento sono intervenuti un’ambulanza del 118, la polizia e il medico legale. La polizia scientifica impegnata nei rilievi per cercare indizi che possano chiarire quanto accaduto.

Gli inquirenti, al momento, non escludono alcuna ipotesi: dall’incidente al gesto estremo, fino ad altre eventualità.

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Cronaca

“Prigioniera in casa”: arrestato a Palermo un uomo per violenze e minacce alla compagna

La vittima, segregata per mesi, ha trovato il coraggio di denunciare il suo aguzzino: le indagini e le rivelazioni

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Un uomo di 30 anni è stato arerstato a Palermo con l’accusa di aver segregato e maltrattato la compagna, una 29enne connazionale.

La donna, arrivata clandestinamente in Italia, sarebbe stata privata della libertà di movimento, dei contatti con l’esterno e persino del cellulare, vivendo mesi di paura e isolamento.

L’indagine è scaturita dalla denuncia presentata dalla vittima nel dicembre 2023, quando, approfittando di un momento di distrazione dell’uomo, la donna stessa è riuscita a chiedere aiuto in strada. Durante i due mesi di prigionia, la donna avrebbe subito violenze fisiche, abusi psicologici e ripetute minacce di morte, accompagnate dal timore costante di essere rimpatriata.

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Ogni tentativo di fuga era stato finora bloccato: l’uomo, ossessivo e possessivo, la ritrovava e la riportava a casa. Nemmeno l’allontanamento della donna in una struttura protetta aveva fermato le sue persecuzioni.

Il 30enne avrebbe cercato più volte di contattarla, promettendole una relazione felice in cambio del ritiro della denuncia. Di fronte ai rifiuti della vittima, l’uomo avrebbe reagito con una nuova aggressione fisica, che ha portato al suo arresto e alla reclusione nel carcere di Pagliarelli.

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