La tragica vicenda di Larimar Annaloro, la quindicenne di Piazza Armerina morta suicida il 5 novembre scorso, continua a sollevare interrogativi.
Due notti prima del gesto estremo, la ragazza aveva chattato a lungo con un coetaneo. Questa conversazione, ora al centro dell’inchiesta della Procura per i minori di Caltanissetta, potrebbe contenere indizi cruciali.
I genitori di Larimar, Johary e Roberto Annaloro, sono stati sentiti in Procura per ricostruire le ore che hanno preceduto la tragedia. La madre ha raccontato che quel martedì mattina, dopo una violenta lite a scuola con una compagna, la figlia era tornata a casa sconvolta, parlando di un evento “orribile”.
La Procura, guidata da Rocco Cosentino, indaga su presunti casi di istigazione al suicidio e diffusione di materiale pornografico, sospettando che alcune foto intime della ragazza siano state condivise senza il suo consenso.
Le immagini, frutto di un momento di intimità, si sarebbero diffuse rapidamente tra altri adolescenti, alimentando il disagio della giovane.
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Tra gli elementi d’indagine figurano i dispositivi sequestrati, tra cui lo smartphone della madre e un cellulare che Larimar aveva usato (prima di romperlo), proprio due mesi prima del suicidio.
Secondo l’avvocata dei genitori, Milena Ruffini, i messaggi e altri materiali consegnati agli inquirenti potrebbero aiutare a chiarire il contesto della vicenda.
La lite con la compagna di scuola, avvenuta forse per un fidanzato conteso, e il sospetto di revenge porn alimentano il timore che Larimar possa essere stata vittima di pressioni insostenibili.
Gli inquirenti stanno ora analizzando i dispositivi per ricostruire gli ultimi giorni della giovane e far luce sulle responsabilità di chi potrebbe aver contribuito alle sofferenze già esistenti.
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