Cronaca
Molotov e botte, poliziotti e carabinieri feriti: guerriglia urbana per Licata-Sancataldese
Violenza tra tifoserie durante Licata-Sancataldese: lanci di molotov e feriti, chiesto l’intervento della magistratura
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Una giornata di sport si è trasformata in violenza allo stadio Dino Liotta di Licata durante la partita Licata-Sancataldese. Quattro poliziotti e un carabiniere, impegnati nel servizio di ordine pubblico, sono rimasti feriti dopo essere stati aggrediti dagli ultras.
Il confronto è iniziato con uno scontro tra le tifoserie, degenerando rapidamente in attacchi contro le forze dell’ordine.
Il funzionario di turno, colpito da pietre alla testa insieme ad altri tre agenti, è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale San Giacomo d’Altopasso, dove le ferite sono state giudicate guaribili in 7-10 giorni. Un carabiniere, invece, è stato raggiunto da schegge di bottiglie molotov.
La situazione è stata riportata alla calma grazie all’intervento di un nuovo funzionario inviato dalla questura, che ha affrontato con difficoltà il clima di guerriglia urbana creato dagli ultras.
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Il segretario nazionale del sindacato Mp, Antonino Alletto, ha condannato duramente l’accaduto: “Questi individui hanno agito come veri terroristi, trasformando Licata in un campo di battaglia. Malgrado i lanci di bombe molotov, i nostri colleghi hanno respinto i criminali e ristabilito l’ordine”. Alletto ha chiesto alla magistratura di applicare il massimo rigore per punire episodi di violenza organizzata come questo, al fine di prevenire ulteriori degenerazioni dello sport.
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Cronaca
Tragedia sul lavoro a Clusone, 56enne cade da capannone e muore dopo volo di 4 metri
Tragico incidente sul lavoro a Clusone, un comune in provincia di Bergamo. Un uomo di 56 anni, Roberto Zanoletti, titolare di una ditta, è morto dopo essere caduto da un’altezza di circa 4 metri mentre stava utilizzando le benne di un muletto per raggiungere una parte di muro da pulire. Sul posto, oltre ai mezzi […]
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Tragico incidente sul lavoro a Clusone, un comune in provincia di Bergamo. Un uomo di 56 anni, Roberto Zanoletti, titolare di una ditta, è morto dopo essere caduto da un’altezza di circa 4 metri mentre stava utilizzando le benne di un muletto per raggiungere una parte di muro da pulire.
Sul posto, oltre ai mezzi di soccorso, sono intervenuti per i rilievi di legge i carabinieri della stazione locale e i tecnici dell’Ats. L’uomo aveva festeggiato proprio ieri – 6 gennaio – il compleanno ed oggi era rientrato dalle feste natalizie.
Le prime informazioni sull’incidente
Secondo le prime informazioni Zanoletti stava utilizzando un muletto per pulire il muro del capannone con l’idropulitrice quando per cause ancora da accertare ha perso l’equilibrio ed è caduto sotto gli occhi del figlio – dipendente dell’azienda di famiglia. Il 56enne ha sbattuto violentemente la testa sull’asfalto ed è morto dopo pochi istanti. Vano l’intervento dei sanitari del corpo volontari Presolana, giunti sul posto con un’ambulanza e un’automedica.
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Cronaca
Attende intervento da 17 giorni, muore a Villa Sofia: Palermo, disposta autopsia
È stato ricoverato da diciassette giorni a Villa Sofia per essere operato ad una frattura e muore. È deceduto così Giuseppe Barbaro, 76 anni. La morte risale a ieri, 6 gennaio 2025 e la procura di Palermo ha disposto l’autopsia per indagare sull’accaduto. I parenti, assistiti dall’avvocato Andrea Dell’Aira, hanno presentato un esposto. L’esposto Nel […]
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È stato ricoverato da diciassette giorni a Villa Sofia per essere operato ad una frattura e muore. È deceduto così Giuseppe Barbaro, 76 anni. La morte risale a ieri, 6 gennaio 2025 e la procura di Palermo ha disposto l’autopsia per indagare sull’accaduto.
I parenti, assistiti dall’avvocato Andrea Dell’Aira, hanno presentato un esposto.
L’esposto
Nel corso dei giorni trascorsi in ospedale sarebbero sorti problemi non legati alla frattura ma che secondo i familiari sono addebitati ai sanitari. Nell’esposto si legge che “i sanitari hanno omesso di considerare le condizioni cliniche del paziente – ricoverato per una frattura scomposta alla spalla sinistra – con evidenti sintomi ipernatriemia (alti livelli di sodio nel sangue) associata a disidratazione e peso corporeo ben al di sotto della media senza curare una idonea assunzione di liquidi e cibo ed omettendo di diagnosticare tempestivamente l’insorgere – durante la permanenza in nosocomio – di una polmonite bilaterale (lo stato febbrile veniva segnalato dalla figli e solo allora somministrato paracetamolo) e mantenendo lo stesso presso il reparto di Pronto soccorso dal 21 dicembre al 24 dicembre 2024, salvo trasferirlo al reparto ortopedia il 24 dicembre dove le condizioni del paziente divenivano sempre più scadenti e defedate (e senza mai 2 programmare alcun intervento chirurgico)”.
La denuncia della figlia
La figlia ha denunciato che il padre “era stato legato con strumenti di plastica alle caviglie ed al braccio destro e manifestava segni di dissociazione e confusione mentale”. Adesso si attende il provvedimento che dovrebbe portare al sequestro della salma e il trasporto all’istituto di medicina legale dove sarà eseguita l’autopsia per stabilire le cause della morte.
Nei giorni scorsi il presidente della Regione Renato Schifani aveva fatto un sopralluogo proprio nel reparto di Ortopedia dove erano state segnalati diversi disservizi e pazienti in attesa di interventi chirurgici per fratture.
Schifani convoca i direttori sanitario e amministrativo di Villa Sofia
Intanto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha convocato per giovedì pomeriggio a Palazzo d’Orléans, il direttore sanitario e il direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello, Aroldo Gabriele Rizzo e Luigi Guadagnino. L’incontro servirà per discutere delle criticità emerse di recente nella gestione delle attività sanitarie del presidio ospedaliero.
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Cronaca
La droga in un pozzetto della fibra ottica: a Palermo in manette padre e figlio
Operazione dei carabinieri all’Albergheria: trovati con 240 grammi di hashish vicino a una scuola
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Scatta il blitz antidroga nel quartiere Albergheria di Palermo. I carabinieri hanno arrestato due uomini, padre e figlio di 48 e 18 anni, già noti alle forze dell’ordine per precedenti legati allo spaccio di sostanze stupefacenti.
I due sono stati colti in flagranza mentre nascondevano un contenitore con 240 grammi di hashish all’interno di un pozzetto di ispezione della fibra ottica, situato nei pressi di una scuola.
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Gli agenti li hanno notati mentre uscivano dall’abitazione con un barattolo di vetro contenente un sacchetto di plastica. Una volta all’esterno, i sospetti hanno spostato una pianta in vaso e sollevato il coperchio del pozzetto, nascondendo all’interno il contenitore con la droga, già confezionata in dosi pronte per la vendita.
Il tribunale ha convalidato l’arresto e disposto misure cautelari differenti: arresti domiciliari per il 48enne e obbligo di presentazione alla polizia per il figlio.
La sostanza stupefacente è stata sequestrata e inviata al Laboratorio di analisi delle sostanze stupefacenti per ulteriori verifiche.
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Cronaca
Hanno sequestrato un 19enne per un debito di droga: 9 arresti tra Ragusa e Siracusa
Tra gli accusati anche quattro minorenni. La vittima, un giovane spacciatore, liberata dai carabinieri con un blitz
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Nove persone, tra cui quattro minorenni, sono state arrestate per il sequestro di un giovane pusher avvenuto a Scicli, nel Ragusano, e poi a Siracusa il 20 giugno 2024.
L’operazione è scattata all’alba, quando i carabinieri dei comandi provinciali di Ragusa e Siracusa, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Procura per i minorenni di Catania, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tutti gli indagati.
Le accuse, a vario titolo, comprendono sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco aggravati in concorso.
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Secondo le prime ricostruzioni, il sequestro sarebbe stato motivato da un debito di droga contratto dalla vittima, un 19enne nordafricano, con un gruppo criminale siracusano.
Il giovane ostaggio è stato liberato grazie a un blitz dei carabinieri del Gruppo di intervento speciale, che ha permesso di porre fine alla sua prigionia.
Le indagini sono state condotte dai militari della Compagnia di Modica, in collaborazione con i nuclei investigativi di Ragusa e Siracusa e tre unità cinofile, portando alla luce l’intera vicenda e le responsabilità dei coinvolti.
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