“Era contenta, aveva tanto entusiasmo, ci eravamo sentite fino a ieri pomeriggio. Stava lavorando per un evento in programma il 7 ottobre a Mazara del Vallo. Niente lasciava presagire una cosa del genere. Sono senza parole, sconvolta”.
Le parole sono quelle di Roberta Urso, presidente della delegazione Sicilia dell’associazione Donne del Vino, con cui Marisa Leo, la 39enne uccisa dall’ex compagno (LEGGI) collaborava da tempo. E qualche anno fa, nel 2019, aveva partecipato a una campagna contro la violenza di genere promossa proprio dall’associazione.
“Avevamo appena proprio fatto una call per organizzare la nuova tappa di “DxD Calici di vita”, un evento itinerante per supportare le donne vittime di violenza. Marisa era in prima linea, era stata lei ad avere l’idea – spiega Urso -. e poi tutte insieme l’avevamo affinata. Come associazione volevamo tenere alta l’attenzione sul fenomeno e, occupandoci di vino, abbiamo pensato di farlo a modo nostro. L’incasso sarebbe poi stato devoluto ad associazioni che si occupano di donne vittime di violenza”.
Con il suo ex i problemi erano noti, anche all’amica. Così come la denuncia per stalking che proprio Marisa aveva presentato. Le due amiche si erano conosciute nel 2018. Con il suo assassino, Angelo Reina, erano fidanzati. “Marisa è rimasta incinta, ma loro due si sono lasciati poco dopo. Ha portato a termine la gravidanza da sola, così come da sola ha cresciuto la bambina. Non stavano insieme lei e Angelo”.
“Marisa era una persona perbene, pensava – prosegue il racconto – che anche lui avesse diritto a una possibilità. Aveva riconosciuto la piccola e per il bene della figlia lei aveva acconsentito che passasse del tempo con la bambina. Ci diceva che con la piccola era affettuoso. Io l’ho visto solo una volta. Lo scorso marzo, in occasione della Giornata internazionale delle Donne del vino celebrata a Menfi, Marisa è venuta con la bambina e con lui. Mi disse che stavano facendo un percorso psicologico per il bene della piccola. “Per questo siamo qui insieme”, mi spiegò. Poi non l’ho mai più visto”. “Angelo non accettava che lei fosse una persona libera e indipendente, una professionista affermata. Si sentiva controllata, ma lui non aveva mai fatto del male a Marisa o alla figlia”. (www.teleone.it)