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Oligarchi russi, stili di vita lussuosi… cancellati dopo le sanzioni

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I russi “megaricchi” che vivono in Gran Bretagna sono letteralmente stati ridotti alle lacrime dopo le sanzioni della guerra in Ucraina. Praticamente “distrutti”, come riportano i media inglesi, i loro “stili di vita lussuosi”.

Gli “amici” di Putin nella tenuta di St George’s nel Surrey non sono più in grado di pagare voli privati, vacanze o persino taxi, dal momento che le loro carte di credito sono state bloccate.

Molti sono stati costretti a chiedere al personale di pagare i taxi dopo aver scoperto che gli account executive di Uber collegati alle loro carte erano stati chiusi.

Un assistente personale di diversi oligarchi della tenuta ha raccontato ieri alla Bbc: “Ho dovuto sopportare di sentirli piangere perché non possono più salire a bordo di un jet privato o prenotare una vacanza o addirittura prendere un Uber. Ma è difficile provare simpatia. Non importa a loro se le persone muoiono in Ucraina”.

L’informatore ha detto che una “moglie russa super ricca è crollata in lacrime dopo che i gli ordini per la sua villa di St George da 10 milioni di sterline sono stati bloccati”.

L’informatore, che ha chiesto di non essere nominato per paura di rappresaglie, ci ha detto: “Queste persone non si preoccupano delle sofferenze in Ucraina. Si preoccupano solo di se stessi e di come le sanzioni stanno iniziando a influenzare il loro stile di vita da champagne“.

“Appena prima della guerra una delle famiglie russe benestanti che conosco nel Surrey ha pagato 24.000 sterline per far volare granchio vivo e caviale nero da Mosca su un jet privato per una festa. Ma ora tutto sta cambiando ed è bello vedere che devono adattarsi al loro nuovo posto nel mondo“.

Cronaca

“Larimar è stata uccisa: sappiamo da chi, abbiamo fatto i nomi”: colpo di scena, le parole dellla mamma

La tragedia di Piazza Armerina: il mistero della morte della ragazzina e i sospetti dei familiari: “Sappiamo chi è stato”

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Un nuovo colpo di scena sul caso di Larimar Annaloro, la studentessa quindicenne trovata impiccata nel giardino della sua casa a Piazza Armerina. La madre, distrutta dal dolore, è convinta che non si tratti di un suicidio e afferma di sapere chi è il colpevole.

Durante un’intervista alla trasmissione Mattino 4, la donna ha rivelato dettagli inquietanti: “Mia figlia era stata minacciata di morte a scuola. Non posso fare nomi pubblicamente, ma abbiamo parlato con gli inquirenti e indicato i sospetti. Abbiamo fatto nomi e cognomi“. Secondo la madre, le modalità del ritrovamento sono incompatibili con un gesto volontario.

LEGGI ANCHE: Larimar, mistero che si infittisce: le “anomalie” prima della morte della 15enne

Ci sono anomalie che sollevano dubbi: le scarpe di Larimar erano pulite, nonostante il terreno; la stanza della giovane era a soqquadro, con indumenti sparsi ovunque. Inoltre, la madre ha denunciato la presenza di segni sospetti sul corpo: “Larimar è stata trovata in ginocchio, con i solchi sotto le ginocchia. Era già svenuta o morta prima di essere messa lì”.

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Non si esclude il coinvolgimento di adulti in una presunta rete di complicità. “Abbiamo buchi nella recinzione del giardino, è facile entrare. Non siamo qui da molto e stavamo sistemando la casa. Qualcuno ha approfittato della situazione”, ha detto.

La madre accusa anche la scuola: “Se qualcuno mi avesse avvisato delle minacce, non l’avrei mai lasciata sola. La scuola ha tanta colpa nella morte di mia figlia”.

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Cronaca

Larimar, mistero che si infittisce: le “anomalie” prima della morte della 15enne

Gli indizi, le ipotesi e il dolore di una famiglia in cerca di verità, con le circostanze del decesso che lasciano perplessi gli inquirenti

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Nel giardino di casa il corpo di Larimar, la quindicenne morta a Piazza Armerina, è stato trovato impiccato a un albero. Ma le circostanze della sua morte lasciano perplessi, anche gli inquirenti: la ragazza aveva infatti la vertebra cervicale intatta, le mani libere e segni di corda attorno a collo, addome e piedi.

Dettagli, gli ultimi, che sollevano ancora una volta nuovi dubbi sull’ipotesi di suicidio.

La madre, che ha scoperto il corpo, racconta di averla trovata in ginocchio, con un doppio cappio al collo. “Sembrava dormisse”, ha dichiarato. L’autopsia ha confermato i segni delle corde, ma altri elementi alimentano il mistero: le scarpe di Larimar erano pulite, nonostante avesse attraversato il giardino per raggiungere l’albero. (continua sotto la foto)

Il giorno della tragedia, la giovane era molto scossa dopo un litigio a scuola. Una compagna l’aveva accusata di avere una relazione con il suo ex, accusa confermata dal ragazzo davanti ad altri studenti.

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“È successa una cosa brutta”, aveva confidato Larimar alla madre prima di tornare a casa. Poco dopo, la tragedia. La Procura dei Minori di Caltanissetta indaga per istigazione al suicidio e ha sequestrato i cellulari di otto amici della ragazza, cercando di capire se la diffusione di foto intime possa aver giocato un ruolo.

Intanto, il padre esclude l’ipotesi del suicidio: “Era solare, piena di vita. La sera prima parlava di un viaggio in famiglia”. La famiglia, tramite la loro avvocata Milena Ruffini, sta conducendo indagini difensive. La preside della scuola non ha ancora risposto alle richieste di chiarimenti.

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Cronaca

Drammatico incidente a Messina: muore maestro di arti marziali

Perde la vita Eliseo Scarcella, 56 anni: diversi incidenti mortali in tre mesi nella città dello Stretto

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Ancora una tragedia sulle strade siciliane: nella serata di ieri, grave incidente quello avvenuto nella zona sud di Messina, sulla statale 114 al bivio di Santa Lucia sopra Contesse.

Lo scontro, violentissimo, ha coinvolto una moto e un’auto in via Giorgio La Pira, provocando la morte di Eliseo Scarcella, 56 anni, figura molto conosciuta nello sport messinese.

Scarcella, maestro di arti marziali e professore alla scuola “Pascoli Crispi”, è stato trasportato in ambulanza al Policlinico “Gaetano Martino”, dove è deceduto poco dopo l’arrivo.

Il conducente dell’auto è rimasto ferito in modo non grave ed è stato portato al Piemonte per le cure. La sezione infortunistica della polizia municipale sta indagando per chiarire le cause dello scontro.

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Questo dramma si inserisce in un tragico elenco di incidenti mortali a Messina, tre negli ultimi tre mesi.

Solo pochi giorni fa, il 18 novembre, Giuseppe Ingemi, 55 anni, è deceduto mentre guidava la sua Harley Davidson in via Garibaldi, nei pressi della fontana del Nettuno. La famiglia di Ingemi cerca ancora testimoni per fare luce sulla dinamica dell’incidente.

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Cronaca

Orrore in carcere, a Trapani: torture sui detenuti, 46 agenti indagati

Un’inchiesta svela un sistema di maltrattamenti nel reparto di isolamento del carcere Cerulli

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Undici arresti domiciliari e quattordici sospensioni dal pubblico ufficio sono le misure cautelari eseguite nei confronti di 25 agenti di polizia penitenziaria del carcere Pietro Cerulli di Trapani, accusati a vario titolo di tortura, abuso d’autorità e falso ideologico. Complessivamente, gli indagati nell’inchiesta sono 46.

Le indagini, avviate nel 2021, hanno portato alla luce circa venti casi di violenze su detenuti, molti dei quali con problemi psichiatrici o psicologici.

Gli abusi si sarebbero verificati nel “reparto blu“, oggi chiuso per carenze igienico-sanitarie. “In quel reparto, privo di telecamere fino a quel momento, si consumavano episodi di violenza sistematica, quasi un metodo per garantire l’ordine”, ha dichiarato il procuratore di Trapani, Gabriele Paci.

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Le testimonianze dei detenuti, integrate con immagini registrate dalle telecamere installate dagli investigatori, hanno documentato episodi inquietanti: detenuti costretti a spogliarsi, colpiti con getti d’acqua mista a urina e sottoposti a maltrattamenti di gruppo.

Il giudice per le indagini preliminari Giancarlo Caruso ha qualificato molti di questi atti come tortura.

L’inchiesta, condotta dal nucleo investigativo di Palermo, prosegue per far luce su tutte le responsabilità in questa drammatica vicenda.

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