Cronaca
Palermo, succede ancora: vandali in azione nella piazzetta dedicata a Padre Pino Puglisi
Distrutti due lampioni nel luogo simbolo della lotta alla mafia: le telecamere potrebbero incastrare i responsabili
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Succede ancora una volta: altro atto vandalico nella piazzetta Beato Padre Pino Puglisi, a Palermo. Nonostante la presenza di cinque telecamere di sorveglianza, ignoti hanno danneggiato due lampioni che illuminano il giardino attorno alla statua del sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993.
“Ogni giorno gruppi di adolescenti scorrazzano con bici elettriche e motorini, impennando e inseguendosi, ignorando la presenza degli adulti. Ho più volte segnalato la situazione alle forze dell’ordine, ma nulla è cambiato”, denuncia Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro, fondato proprio da don Pino Puglisi nel quartiere Brancaccio.
Da oltre un anno il Comune ha installato cartelli che vietano la circolazione di mezzi a due ruote nell’area, ma le violazioni purtroppo proseguono, “indisturbate”.
Artale assicura che a breve i lampioni verranno ripristinati e spera che le telecamere permettano di identificare i responsabili. Nel frattempo, ad aprile prenderanno il via i lavori di riqualificazione della piazzetta grazie a un progetto finanziato dalla Struttura di Missione.
“Continueremo a lavorare per rendere questo luogo sempre più bello e accogliente, affinché possa onorare la memoria di Padre Puglisi. Ma ognuno deve fare la propria parte per proteggerlo”, conclude Artale.
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Cronaca
Agguato nella notte a Vittoria: 30enne in fin di vita, si indaga sulla pista mafiosa
Il giovane è stato colpito da un colpo di fucile da caccia. La polizia analizza le telecamere di sorveglianza
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Paura nella provincia di Ragusa: nella notte a Vittoria un giovane di 30 anni è stato raggiunto da un colpo di fucile da caccia sparato da sconosciuti, in quello che potrebbe essere un “regolamento di conti”, probabilmente legato a dinamiche mafiose.
La vittima, gravemente ferita, è stata soccorsa d’urgenza e trasportata all’ospedale Guzzardi di Vittoria, dove è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico. Attualmente è ricoverata nel reparto di chirurgia vascolare, intubata e in condizioni disperate.
Le forze dell’ordine sono al lavoro per far luce sull’agguato. La polizia ha avviato le indagini, acquisendo le immagini delle telecamere di sorveglianza per ricostruire la dinamica dell’attacco e individuare i responsabili.
L’ipotesi investigativa principale è quella di un atto riconducibile a una “guerra” di mafia, ipotesi che ha riacceso l’allarme sulla criminalità organizzata nel territorio. Gli inquirenti stanno analizzando eventuali collegamenti della vittima con ambienti criminali e raccogliendo testimonianze per risalire a mandanti ed esecutori dell’agguato. (foto archivio)
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Cronaca
Specializzati nei furti d’auto, col “cavallo di ritorno”: scattano 8 arresti a Catania
Smantellata dalla polizia un’organizzazione: estorcevano poi denaro alle vittime per restituire i veicoli rubati
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Un’operazione della polizia, coordinata dalla Procura distrettuale della Repubblica di Catania, ha portato all’arresto di otto persone coinvolte in un’organizzazione criminale dedita ai furti di auto con il cosiddetto metodo del “cavallo di ritorno”.
Il gruppo rubava i veicoli e poi chiedeva denaro ai proprietari per la restituzione.
Le indagini hanno permesso di ricostruire numerosi episodi di furto e un tentativo di estorsione. Gli investigatori hanno individuato sia chi si occupava del furto dei mezzi sia chi entrava in azione nella fase successiva, sfruttando il “disorientamento” delle vittime per costringerle a pagare il riscatto.
Il giudice per le indagini preliminari, su richiesta della Procura, ha emesso provvedimenti di custodia cautelare in carcere per cinque persone: Salvatore Maugeri, Salvatore Venuto, Antonino Santapaola (già detenuti per altri reati), Gianluca Bonaccorsi e Antonio Balsamo. Altri tre membri del gruppo sono stati posti agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico: Giuseppe Linguaglossa, Francesco Lo Presti e Danilo Privitera.
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Cronaca
“Dipendenza, ansia, disturbi”, all’Ars un ddl per vietare uso dello smartphone ai minori
La proposta per tutelare bambini contro l’uso spropositato di videogiochi, dispositivi e tablet e prevenire disturbi psicofisici
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Per tutelare bambini e adolescenti contro l’uso spropositato di videogiochi, smartphone e tablet e prevenire disturbi psico-fisici, l’Assemblea regionale siciliana nel pomeriggio ha approvato l’articolato di un disegno di legge-voto (manca solo la votazione finale), proposta dal deputato M5s Carlo Gilistro.
Previsto il divieto assoluto dei dispositivi fino a 5 anni, l’utilizzo limitato dai sei anni in su e un emendamento del vice capogruppo del Pd Mario Giambona ha esteso lo stop nelle scuole medie e superiori durante le ore didattiche.
“La nomofobia, conosciuta anche come sindrome da disconnessione, sta ad indicare la cosiddetta dipendenza da smartphone, che colpisce un’ampia fetta di popolazione mondiale, di età differente, con sintomi fisici ed emotivi: ansia, perdita della concentrazione riduzione della capacità di apprendimento, ritardi nello sviluppo del linguaggio, disturbi del sonno, alterazioni dell’umore sino ad episodi di aggressività ingiustificata, minori relazioni sociali con i coetanei – si legge nella relazione introduttiva alla legge-voto – Questi sono solo alcuni degli effetti provocati sullo sviluppo psichico del bambino, a cui poi si aggiungono i problemi fisici di salute primi tra tutti i problemi posturali legati all’eccessivo utilizzo di tali dispositivi nonché tremori, tachicardia, paura”.
Nel rispetto dell’autonomia scolastica, gli istituti possono prevedere eccezioni all’utilizzo dei telefoni mobili e altri dispositivi di comunicazione legati a finalità didattiche e pedagogiche o ad esigenze indifferibili degli alunni.
La norma prevede la realizzazione di campagne di sensibilizzazione e informazione, rivolte agli insegnanti e ai genitori, “finalizzate alla corretta informazione sui possibili danni alla salute psicofisica. Le violazioni sono punite con un’ammenda da 150 euro a 500 euro, all’accertamento e all’irrogazione provvede l’autorità giudiziaria. “Per me è una giornata importante, questa legge-voto da’ il senso alla mia azione parlamentare”, ha detto Gilistro, di professione pediatra.
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Cronaca
Violenza sessuale su ragazzina durante psicoterapia: ex assessore siciliano condannato a 5 anni
Anche l’interdizione dai pubblici uffici e dalle professioni che coinvolgono minori e il divieto di frequentare luoghi dove ci sono minori
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L‘ex assessore regionale alla Famiglia, Paolo Colianni è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di carcere per violenza sessuale su minore dal tribunale di Enna. Si tratta della sentenza arrivata oggi al termine della camera di consiglio a seguito di rito abbreviato.
Colianni, medico e psicoterapeuta, agli arresti domiciliari dal 27 gennaio dello scorso anno, era accusato da una giovanissima, di avere abusato di lei durante le sedute di psicoterapia.
Vari episodi che sarebbero stati cristallizzati in una serie di prove acquisite dalla procura e che hanno portato alla sentenza di oggi. Il giudice del Tribunale di Enna, Michele Ravelli, aveva ammesso, come riporta ansa.it, le costituzioni di parti civili dei genitori della piccola e del nonno rappresentati dall’avvocato Fabio Repici del foro di Messina.
L’imputato – che rimane ai domiciliari – nel corso della scorsa udienza aveva voluto rendere dichiarazioni spontanee ammettendo i fatti ed ha versato 50 mila euro a titolo di acconto sul risarcimento danni.
La difesa aveva chiesto la derubricazione del reato in “atti sessuali con minore” che però non aveva trovato accoglimento. Insieme alla condanna a Colianni, sono state inflitte una serie di pene accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici e dalle professioni che coinvolgono minori e il divieto di frequentare luoghi dove ci sono minori. La ragazzina, che frequentava lo studio del Colianni per sottoporsi alla psicoterapia, avrebbe manifestato una serie di disagi a scuola, e grazie alle insegnanti sarebbe partire l’inchiesta.
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