Cronaca
Precipita da 6 metri, batte la testa e muore a 41 anni: ancora tragedia sul lavoro ad Acireale
Un operaio perde la vita in un cantiere: caduta fatale da un muretto, intervento di carabinieri e vigili del fuoco
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Ancora una volta un dramma sul lavoro: l’ultimo caso è quello che si è consumato in una frazione di Acireale, dove un operaio di 41 anni è morto dopo essere caduto da un muretto alto sei metri.
L’incidente è avvenuto quando il turno di lavoro era ormai quasi completato. Tutto è successo in un cantiere situato presso un casolare. L’uomo era seduto insieme ad altri operai, in attesa di un furgone per fare rientro, quando è precipitato, battendo violentemente la testa.
Sul luogo della tragedia sono intervenuti i carabinieri, il personale dello Spresal dell’Asp di Catania e i vigili del fuoco. La strada dove si è verificato l’incidente è stata chiusa per consentire le operazioni di recupero del corpo.
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Si lavora adesso per ricostruire la dinamica esatta dell’accaduto, e se si erano rispettate le norme di sicurezza sul lavoro.
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Cronaca
“Interventi chirurgici e pagamenti in contanti”: Margaret, le indagini e le “voci” sui social
Accordi via chat, pagamenti in contanti e nessun consenso informato: la vicenda della 22enne sul centro mai autorizzato
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La scelta di Margaret Spada, 22enne di Lentini scomparsa a Roma, era stata lo studio dei Procopio (padre e figlio) per l’intervento al naso, basandosi sulle testimonianze di altre ragazze sui social.
Oggi, molte di queste pazienti raccontano esperienze simili: accordi presi via chat, basati su foto, e interventi pagati in contanti senza alcun consenso informato. L’attività del centro è sotto inchiesta, con il Nas dei Carabinieri che ha sequestrato i fascicoli negli uffici della Regione Lazio.
Il centro, mai autorizzato a praticare interventi chirurgici, è oggetto di una nuova ispezione per approfondire la prima perquisizione. Come riporta Il Corriere della Sera, all’interno della struttura sarebbero stati trovati un bisturi, anestetico locale e altri farmaci: le prove che lì dentro si facessero operazioni chirurgiche e non solo filler.
La perquisizione è durata alcune ore e fa seguito alla prima verifica del 7 novembre quando, su delega del pm Erminio Amelio, i militari avevano sequestrato la struttura. La ricerca di prove sul tipo di intervento si è concentrata anche sulla documentazione medica, quella contabile, e sulla dotazione di strumenti per fronteggiare eventuali emergenze.
Nello studio è stato trovato un defibrillatore funzionate ma gli inquirenti vogliono capire se e come sia stato utilizzato, dato che la cartella clinica parla di “tardivi e incorretti tentativi di rianimazione”.
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Gli investigatori sospettano che i Procopio abbiano utilizzato i giorni successivi all’intervento per eliminare altre prove compromettenti. Anche pazienti e testimoni riferiscono che nel centro venivano effettuati interventi chirurgici veri e propri, ben oltre le semplici procedure estetiche.
Gli inquirenti sono anche in cerca dei registri contabili: Margaret, secondo il fidanzato, avrebbe pagato 2.800 euro in contanti, una prassi comune tra le pazienti del centro.
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Cronaca
Urla, insulti e rissa fra donne a Misilmeri: in due in ospedale
Lite per motivi economici tra tre donne e un giovane: due finiscono al pronto soccorso
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Urla, insulti e poi una violenta rissa in via Civiletti, a Misilmeri. A scatenare il caos, presumibilmente motivi economici, che hanno portato tre donne di 55, 35 e 25 anni e un ventenne a passare dalle parole alle mani.
Le tensioni sono culminate in una vera e propria colluttazione che ha coinvolto tutti i presenti. Nella confusione generale, due delle donne coinvolte hanno avuto la peggio e sono state trasportate d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo.
Sul luogo dell’accaduto sono intervenuti i carabinieri, che hanno avviato le indagini per chiarire la dinamica dell’episodio. Al momento, le forze dell’ordine raccolgono testimonianze sul caso.
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Cronaca
Orrore in carcere, a Trapani: torture sui detenuti, 46 agenti indagati
Un’inchiesta svela un sistema di maltrattamenti nel reparto di isolamento del carcere Cerulli
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Undici arresti domiciliari e quattordici sospensioni dal pubblico ufficio sono le misure cautelari eseguite nei confronti di 25 agenti di polizia penitenziaria del carcere Pietro Cerulli di Trapani, accusati a vario titolo di tortura, abuso d’autorità e falso ideologico. Complessivamente, gli indagati nell’inchiesta sono 46.
Le indagini, avviate nel 2021, hanno portato alla luce circa venti casi di violenze su detenuti, molti dei quali con problemi psichiatrici o psicologici.
Gli abusi si sarebbero verificati nel “reparto blu“, oggi chiuso per carenze igienico-sanitarie. “In quel reparto, privo di telecamere fino a quel momento, si consumavano episodi di violenza sistematica, quasi un metodo per garantire l’ordine”, ha dichiarato il procuratore di Trapani, Gabriele Paci.
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Le testimonianze dei detenuti, integrate con immagini registrate dalle telecamere installate dagli investigatori, hanno documentato episodi inquietanti: detenuti costretti a spogliarsi, colpiti con getti d’acqua mista a urina e sottoposti a maltrattamenti di gruppo.
Il giudice per le indagini preliminari Giancarlo Caruso ha qualificato molti di questi atti come tortura.
L’inchiesta, condotta dal nucleo investigativo di Palermo, prosegue per far luce su tutte le responsabilità in questa drammatica vicenda.
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Cronaca
Regione ripiana disavanzo per 3,1 miliardi, Schifani: “Un risultato storico”
Via libera del governo regionale al Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2023. Il documento contabile, presentato oggi in conferenza stampa a Palazzo d’Orlèans dal presidente della Regione, Renato Schifani, dall’assessore all’Economia Alessandro Dagnino e dal ragioniere generale Ignazio Tozzo, certifica una riduzione delle passività per oltre 3,1 miliardi di euro, a fronte dei 435 milioni […]
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Via libera del governo regionale al Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2023. Il documento contabile, presentato oggi in conferenza stampa a Palazzo d’Orlèans dal presidente della Regione, Renato Schifani, dall’assessore all’Economia Alessandro Dagnino e dal ragioniere generale Ignazio Tozzo, certifica una riduzione delle passività per oltre 3,1 miliardi di euro, a fronte dei 435 milioni previsti, superando così di gran lunga quanto inserito nel bilancio di previsione.
Il documento finanziario fotografa anche una crescita degli investimenti del 44%, con più di 2,6 miliardi di euro erogati. Numeri più che positivi dovuti, in particolare, alle maggiori entrate, pari a 1,7 miliardi, registrate in Sicilia grazie alla crescita economica, all’aumento del cofinanziamento statale sulla spesa sanitaria (200 milioni in più nel 2022 e 300 milioni nel 2023), e ai risparmi di circa 1,2 miliardi dovuti al contenimento della spesa delle società partecipate e degli enti controllati, ai risparmi sulle locazioni passive, sul funzionamento degli uffici, sulle spese per l’energia elettrica per circa 200 milioni, e alla rinegoziazione di 2,1 miliardi di mutui del Mef con Cassa depositi e prestiti.
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“Si tratta di un record senza precedenti – commenta il presidente della Regione, Renato Schifani – che ci pone a un passo dal conseguimento di un risultato storico: il risanamento dei conti della Regione. Grazie alla crescita e alle prudenziali politiche di bilancio volute dal mio governo, e di questo va dato merito al precedente assessore all’Economia Marco Falcone, abbiamo ripianato il disavanzo, riducendo di più di 3 miliardi le passività. Al contempo, con il via libera sblocchiamo le risorse per la firma del rinnovo contrattuale dei regionali, che confidiamo avvenga nei prossimi giorni. Un altro impegno che abbiamo mantenuto”.
“Con un disavanzo finale di 897 milioni di euro – aggiunge l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Dagnino – siamo ormai vicini alla realizzazione di un ulteriore obiettivo estremamente ambizioso: passare dal deficit al surplus. Si apre un nuovo capitolo nella storia della Regione che consentirà la realizzazione di forti investimenti per lo sviluppo della nostra terra. Ringrazio gli uffici del mio assessorato per avere lavorato alacremente e in particolare i due dirigenti generali, Ignazio Tozzo e Silvio Cuffaro, che hanno permesso la realizzazione dei risultati che oggi vengono sanciti nel documento finanziario.
Continueremo su questo percorso per rendere stabile e migliorare ulteriormente il risultato, coniugando rigore e sviluppo, e siamo fiduciosi che il risultato raggiunto potrà contribuire alla più celere definizione del contenzioso con la Corte dei conti, che costituisce una priorità del governo».
Il Rendiconto generale sancisce anche un forte incremento della liquidità, con il fondo cassa che raddoppia in due anni da 4 miliardi a un totale di quasi 8 miliardi di euro. Alla riduzione del disavanzo hanno contribuito sia le maggiori entrate, derivanti dall’aumento del Pil oltre le stime, sia le politiche di bilancio di contenimento della spesa e di amministrazione delle passività.
Il disavanzo da ripianare è stato pertanto ridotto da 7,3 miliardi del 2018 agli attuali 897 milioni di euro. Dopo l’approvazione in giunta avvenuta oggi, il Rendiconto generale sarà trasmesso adesso alla Corte dei conti per ottenere la parificazione.
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