“Sapete come sarà il deserto? Venite in Sicilia”: siccità, si riflette sui dissalatori chiusi

Per trovare un paragone per la crisi idrica di quest'anno, bisognerebbe tornare all'anno 2002: l'emergenza nell'isola

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La crisi idrica colpisce in pieno la Sicilia, e la Regione sta adesso pensando anche di riaprire i dissalatori chiusi parecchio tempo fa. La stima di spesa per gli interventi prioritari, dopo la richiesta di stato d’emergenza, da parte del governo Schifani, sarebbe di circa 720 milioni di euro, 130 milioni per le misure a breve termine e 590 milioni per quelle a medio termine. Così secondo l’Autorità di bacino del distretto idrografico dell’isola.

La situazione al momento è critica, e se continuerà a non piovere, potrebbe divenire drammatica. “Volete sapere come sarà il deserto tra qualche anno? Venite in Sicilia”, la provocazione di un addetto ai lavori.

Lo scorso 3 aprile il governatore ha chiesto lo stato d’emergenza, e citato anche la necessità di navi cisterna dalle forze armate. I fondi stimati sarebbero necessari per gli interventi negli invasi, negli impianti per utilizzo di volumi morti con nuove interconnessioni e adduttori, al reperimento di nuove risorse idriche ad uso potabile (dissalatori fissi), per l’utilizzo di pozzi e sorgenti.

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E ancora, per l’elaborazione di programmi di riduzione dei consumi, per le campagne di informazione e sensibilizzazione al risparmio idrico e per l’individuazione di risorse alternative come dissalatori mobili, navi con funzioni di dissalatori e autobotti.

Per trovare un paragone per la crisi idrica di quest’anno, bisognerebbe tornare parecchio indietro, ovvero all’anno 2002. Proprio questo il motivo per cui la Regione sta riflettendo sulla possibilità di riaprire i dissalatori chiusi tra 10 e 20 anni fa.

Al momento attuale, sono ridotte le forniture di acqua potabile in 142 Comuni. Le zone di Palermo e Caltanissetta sono definite fra le aree più “critiche”.

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