Stuprano in tre la compagna di 18 anni, assolti: per i giudici hanno “frainteso”

Secondo il tribunale fiorentino i tre ragazzi avrebbero "equivocato" sul consenso della della coetanea - I DETTAGLI

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Alla fine, sono stati assolti perché “non avevano capito il rifiuto della ragazza”. C’è grande rabbia e amarezza per la storia che riguarda una ragazza che cinque anni fa era stata violentata da tre compagni di classe. Questi sono stati dichiarati “non colpevoli” perché avrebbero “frainteso” quelli che erano stati gli atteggiamenti della vittima.

La vicenda riporta subito alla mente i recenti fatti del Foro Italico, a Palermo. Nel caso in esame la giovane, in Toscana, all’epoca dei fatti aveva 18 anni. Uno dei tre presunti violentatori, fra l’altro, aveva avuto anche una relazione con lei. La “violenza oggettiva” dei tre è stata comunque riconosciuta, in quanto “spinti dall’eccitazione hanno fatto di tutto per indurre la ragazza a intrattenere un rapporto plurimo“, ma alla fine quel che è accaduto è stato giudicato “non penalmente rilevante”.

Tutto è accaduto nel 2018 a Firenze, e i colleghi erano al tempo sotto l’effetto di alcol e marijuana. La vicenda rappresentò un trauma per la ragazza, che nei mesi successivi abbandonò anche la scuola, per affidarsi ad uno psicologo. Secondo il tribunale fiorentino, insomma, i tre avrebbero “frainteso” il “sì” della ragazza, nonostante il fatto che la vittima dicesse loro di smetterla.

Nelle motivazioni, che sono state rese pubbliche, il gup ha spiegato che i tre ragazzi coinvolti “hanno fatto di tutto per indurre la ragazza a intrattenere un rapporto plurimo, corrispondente alle fantasie che gli stessi avevano coltivato nelle settimane precedenti”, aggiungendo però che si venne a verificare una “situazione certamente equivoca“.

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Tutto ciò, proprio a causa dello stato di alterazione della giovane, e per il fatto che l’”equivoco” possa essere stato causato anche dai “rapporti pregressi” fra la stessa ragazza ed uno dei tre, che in precedenza avevano avuto una relazione. Secondo quanto detto dai giudici, dunque, molte delle dichiarazioni della giovane vittima avrebbero “scarsa attendibilità”.

Secondo quanto riportato, i tre ragazzi sarebbero stati anche “condizionati da un’inammissibile concezione pornografica delle loro relazioni con il genere femminile, hanno errato nel ritenere sussistente il consenso una condotta certamente incauta, ma non con la piena consapevolezza – si legge – della mancanza di consenso o della sua preponderante alterazione psicofisica”.

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Lo sfogo della ragazza è durissimo: “Ho chiesto aiuto a un sistema giudiziario che, guardandomi negli occhi mentre ero in lacrime, cercando di mettere insieme i miei ricordi, mi ha chiesto quanti partner avessi avuto prima e dopo il fatto. Ovviamente sentenze come questa non aiutano chi cerca il coraggio di agire e reagire. Da fuori non ci si può render conto credo, ma chi ha avuto la fortuna di non dover subire un’esperienza simile non può neanche lontanamente immaginare cosa ci sia dietro una denuncia”.

“Ripenso a quella sera – ha dichiarato a Repubblica – come il giorno in cui ho perso la fiducia in tutto. Erano miei amici, gli volevo bene e pensavo ne volessero a me, o quanto meno che si interessassero al mio benessere”.

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