La decisione di rimandare in carcere il ragazzino di 17 anni (divenuto ora maggiorenne) dopo la violenza sessuale di gruppo del 7 luglio a Palermo, è stata presa dal giudice dopo avere letto alcuni dei messaggi scambiati con un amico. E poi, anche alcuni post sul proprio profilo Tiktok.
Nella stessa notte dello stupro, il minorenne – di oggi la decisione dell’aggravamento della misura cautelare – parlava con un amico, spiegando per filo e per segno, e senza particolari allusioni, quel che era accaduto con la ragazza vittima di violenza.
Le frasi emerse quest’oggi sono a dir poco agghiaccianti. “Lei si è sentita male – scriveva il minorenne – ed è svenuta più di una volta, troppi cianchi (troppe risate, ndr) cumpà. Troppo forte”.
E poi, ancora: “Manco a canuscievo (non la conoscevo), siamo stati con lei in sette. Dopo la decisione del collocamento in comunità, invece, il ragazzino pubblicava sui social (Tiktok) alcune immagini, scrivendo anche frasi come: “Chi si mette contro di me si mette contro la morte“, “le cose belle si fanno con gli amici”, o, ancora, “sto ricevendo tanti messaggi in privato da ragazze, ma come faccio a uscire con voi, siete troppe“.
Fra le tante frasi, poi, anche: “ah volevo ringraziare a chi di continuo dice il mio nome, mi state facendo solo pubblicità e hype. Arriviamo a 1000 follower così potrò fare la live e spiegarvi com’è andata realmente”.
(www.teleone.it)