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Cronaca

Travolto da un’auto mentre attraversa: Palermo, muore 69enne

Alla guida dell’auto, nel capoluogo siciliano, c’era un giovane di 24 anni, che rischia un’accusa di omicidio stradale

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Tragedia a Palermo, dove un uomo di 69 anni, Emanuele Leto, è morto in seguito ad un incidente stradale.

Nella via San Filippo la vittima è stata investita e travolta da un’auto, una Lancia Y, mentre stava attraversando la strada, nei pressi delle strisce pedonali. Dopo lo schianto, sono giunti sul posto i sanitari del 118, che lo hanno trasportato portato all’ospedale “Civico” in codice rosso.

Il 69enne, giunto da poco nel nosocomio palermitano, è tuttavia morto a causa delle gravi ferite riportate. Alla guida dell’auto c’era un giovane di 24 anni, che rischia un’accusa di omicidio stradale. Sull’accaduto indagano gli agenti della polizia municipale della sezione infortunistica.

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Cronaca

Omicidio di Lorena Quaranta, c’è il processo bis: per l’assassino chiesti 24 anni

Richiesta di 24 anni per Antonio de Pace, la difesa invoca attenuanti legate allo “stress da Covid”

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Si è aperto davanti alla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria il processo bis contro Antonio de Pace, accusato di aver ucciso Lorena Quaranta, studentessa di Medicina originaria di Favara, in provincia di Agrigento.

L’accusa ha chiesto una condanna a 24 anni di carcere, dopo che la Cassazione aveva annullato la sentenza di ergastolo inizialmente inflitta al giovane.

Il punto centrale del nuovo processo è l’applicabilità delle attenuanti generiche, legate al presunto “stress da Covid” di cui avrebbe sofferto l’imputato. La Cassazione aveva infatti rilevato che i giudici di merito non avevano adeguatamente valutato se lo stato di angoscia provocato dalla pandemia avesse influito sulla capacità di De Pace di contrastare il suo disagio mentale.

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La Corte ha chiesto quindi di riconsiderare se l’emergenza sanitaria possa aver avuto un ruolo nella misura della sua responsabilità penale.

Nonostante la richiesta di attenuanti, gli avvocati di parte civile, Giuseppe Barba, Cettina Miasi e Cettina La Torre, hanno sollecitato la conferma dell’ergastolo. Il processo continuerà il 28 novembre, quando si discuteranno ulteriori aspetti del caso.

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Cronaca

Mafia a Palermo, scatta sequestro di beni per oltre un milione di euro

Colpiti i patrimoni di Girolamo Ciresi e Salvatore Fiorentino, legati ai clan mafiosi locali

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I carabinieri di Carini, insieme al Nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo, hanno eseguito due provvedimenti patrimoniali a carico di Girolamo Ciresi e Salvatore Fiorentino, entrambi affiliati a clan mafiosi palermitani.

Girolamo Ciresi, 76 anni, era stato arrestato durante l’operazione “Panta Rei” per il suo ruolo all’interno del mandamento mafioso di “Porta Nuova”. Appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo Borgo Vecchio, Ciresi si occupava di estorsioni a danno di imprese e attività commerciali nella zona.

Il provvedimento di confisca, emesso grazie alle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, ha colpito beni del valore di circa 700milaeuro, considerati il frutto delle sue attività illecite.

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Parallelamente, Salvatore Fiorentino, 42 anni, era stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Bivio” per il suo coinvolgimento nella famiglia mafiosa di Palermo Tommaso Natale. Anche per lui, le indagini patrimoniali hanno dimostrato che i beni in suo possesso, del valore complessivo di 500mila euro, provenivano da attività illecite, portando così al sequestro.

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Cronaca

“Sei anni di carcere per Salvini”: riparte processo Open arms, a Palermo la Lega scende in campo

Manifestazione di sostegno al ministro davanti al Teatro Politeama mentre prosegue il dibattito legale sul sequestro di persona

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Questa mattina alle 10, piazza Castelnuovo, cuore di Palermo, sarà il punto d’incontro per ministri, deputati, senatori e sostenitori della Lega. Si riuniranno per manifestare solidarietà a Matteo Salvini, attuale ministro, sotto processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio in relazione alla vicenda della nave Open Arms.

Contemporaneamente, nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, l’avvocato Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia, inizierà la sua arringa difensiva alla presenza dell’imputato.

L’accusa sostiene che nell’estate del 2019, quando Salvini era ministro dell’Interno, abbia vietato lo sbarco di 147 migranti dalla nave spagnola Open Arms, commettendo così un “sequestro di persona” e violando sia le convenzioni internazionali sul soccorso in mare che le normative interne sui diritti umani. La Procura di Palermo ha richiesto sei anni di carcere.

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Durante la lunga requisitoria, durata sette ore, il procuratore aggiunto Marzia Sabella ha sottolineato che “i diritti umani vengono prima della difesa dei confini”. Nella replica del 14 settembre, la difesa di Salvini ha respinto le accuse, affermando che le decisioni sullo sbarco non erano esclusivamente sue e che “anche altri ministri hanno rivendicato la politica dei respingimenti“. Secondo Bongiorno, non è in discussione una condotta individuale, ma una scelta politica condivisa.

“Sono a Palermo, dove ci sarà l’ultima udienza del processo che mi vede imputato per sequestro di persona. Hanno chiesto sei anni di carcere, cinque più uno, e un risarcimento di un milione di euro ai clandestini. Paura? Zero”.

Così ha detto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, in una diretta sui social.

“Non ho paura perché ritengo di aver fatto il mio lavoro, facevo il ministro, ho difeso i confini e salvato vite. Questo è un processo politico portato avanti dalla sinistra in Parlamento e da una parte di magistratura di sinistra”, ha aggiunto.

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Cronaca

Acqua ogni 6 giorni e nuovo guasto: Caltanissetta protesta, cittadini esausti

Disservizi idrici e mercati neri al centro della protesta. Appello ai politici locali per un intervento immediato

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A Caltanissetta, associazioni, partiti politici, cittadini e sindaci della provincia si sono radunati in un sit-in davanti all’Assemblea Territoriale Idrica per rivendicare il diritto all’acqua.

La distribuzione nel capoluogo, già soggetta a turni di sei giorni, ha subito ulteriori ritardi a causa di un guasto alle zattere galleggianti presso l’invaso Ancipa, secondo quanto riferito da Siciliacque.

Tra gli interventi più applauditi quello di monsignor Onofrio Castelli, vicario del vescovo, che ha invitato i politici a non fare promesse vane, dichiarando: “A volte è meglio tacere che dire una parola falsa”. Castelli ha anche denunciato l’abusivismo legato alle autobotti, sottolineando l’esistenza di un mercato nero dell’acqua che continua a prosperare nel 2024.

Interventi rilevanti sono stati anche quelli del consigliere comunale Carlo Vagginelli e dell’ex sindaco Roberto Gambino. Vagginelli ha chiesto chiarezza sull’attribuzione delle responsabilità, invitando l’Assemblea Territoriale Idrica a coinvolgere il presidente della Regione, Renato Schifani, il quale finora ha evitato il confronto. Gambino ha poi evidenziato l’assurdità della situazione infrastrutturale: “Abbiamo delle dighe senza potabilizzatori e dei potabilizzatori senza dighe”.

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