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Cronaca

Truffa Inps da 280 euro, attenzione all’sms che ruba i dati bancari: ecco come evitare guai

Un Sms semina il terrore rubando i dati bancari e non solo dopo aver promesso 280 euro dall’Inps. Ecco come evitare la nuova truffa.

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Un Sms semina il terrore rubando i dati bancari e non solo dopo aver promesso 280 euro dall’Inps. Una nuova truffa dalla quale, però, è possibile salvarsi.

Questa volta i truffatori utilizzano il nome dell’Istituto nazionale previdenza sociale (Inps). Tuttavia, l’ente istituzionale di cui tutti di fiderebbero ha più volte lanciato messaggi alla popolazione chiedendo di non credere a comunicazioni che sembrano proprio arrivare da loro. Inps per le sue comunicazioni utilizza esclusivamente i canali ufficiali, gli stessi utilizzati anche per chiedere la comunicazione o la conferma di alcuni dati. Quindi tutte le comunicazioni in cui si chiede di accedere a un link arrivano da un tentativo di truffa.

In questa occasione un semplice Sms è riuscito a svuotare il conto di alcuni italiani che fidandosi del mittente sono caduti nella trappola. Questo è il motivo per cui si chiede attenzione oltre a segnalare eventuali comportamenti dubbi.

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Come funziona

Ma come funziona? Ecco il meccanismo: alle vittime arriva un Sms, perfettamente in linea con l’opera di smishing (o phishing tramite Sms, è una forma di truffa che utilizza messaggi di testo e sistemi di messaggistica, compresi quelli delle piattaforme social media) per appropriarsi di dati personali a fini illeciti) che attualmente viene messa in atto, si utilizza il logo Inps.

In questo modo si riesce a conquistare la fiducia della persona che clicca sul link in arrivo e che comunicherebbe la possibilità di accedere a un bonus di 280 euro. Per ottenerlo naturalmente occorre comunicare il proprio Iban.

Il sito a cui si accede sembra essere quello dell’Inps ma non lo è affatto, vengono richiesti dei dati sensibili, comprese le coordinate bancarie. Indicazioni che vanno nelle mani di un bot Telegram che sarebbe in grado di prendere i dati e accedere al conto della vittima, portandogli via tutto.

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Cronaca

Tragedia a 1400 metri, sulle Madonie: 60enne palermitano precipita e muore

Con un un gruppo di compagni stava percorrendo un sentiero partendo da Piano Zucchi per raggiungere la cresta di Pizzo Antenna Piccola

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Una tragedia sulle Madonie, dove un escursionista di 60 anni, originario di Palermo, ha perso la vita precipitando per circa venti metri in una scarpata a 1400 metri di altitudine.

L’incidente è avvenuto mentre la vittima, Daniele Scarpaci, insieme a un gruppo di compagni, stava percorrendo un sentiero partendo da Piano Zucchi per raggiungere la cresta di Pizzo Antenna Piccola, a 1697 metri.

Per cause ancora in fase di accertamento, l’escursionista è scivolato su un tratto particolarmente insidioso, con neve e ghiaccio, cadendo da un salto di roccia e schiantandosi sulle rocce sottostanti.

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I suoi compagni hanno immediatamente allertato il numero di emergenza 112 e la centrale operativa del 118.

Il primo intervento è stato effettuato dalla squadra del Soccorso Alpino presente a Piano Battaglia, seguita da altri soccorritori provenienti dalle Madonie e da Palermo. Nonostante le difficoltà legate all’oscurità e al terreno impervio, i tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Siciliano hanno recuperato la salma con una complessa operazione di recupero.

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Cronaca

Nasconde in hotel pistola fra le lenzuola: Palermo, giovane in manette

La scoperta in un albergo: arma carica trovata da una cameriera, scattano le indagini dei carabinieri

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Un giovane di 29 anni, ospite dell’hotel Astoria Palace di Palermo, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di detenzione abusiva di arma da fuoco.

La scoperta della pistola, carica e nascosta tra le lenzuola e un cuscino, è avvenuta quando una cameriera ha iniziato a rifare il letto durante le pulizie.

La donna ha immediatamente segnalato la presenza dell’arma alla direzione dell’albergo, che ha richiesto l’intervento dei carabinieri del Radiomobile. Al rientro del giovane, identificato come G.M., i militari lo hanno condotto nella sua stanza, dove la pistola era stata successivamente collocata nella cassaforte.

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Il ventinovenne aveva cercato di prenotare un’altra notte telefonando alla reception, raccomandandosi di non sistemare la sua stanza. Tuttavia, le forze dell’ordine erano già state allertate. Dopo essere tornato brevemente in hotel e uscito di nuovo, è rientrato verso le 18, trovando ad attenderlo i carabinieri che lo hanno arrestato.

L’arma è ora sotto esame da parte dei carabinieri del Ris per verificare un eventuale coinvolgimento in precedenti questionj.

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Cronaca

Madonia e Lucchese: omicidio Piersanti Mattarella, ecco i nuovi indagati

Antonino Madonia e Giuseppe Lucchese indagati per l’assassinio del presidente della Regione Siciliana nel 1980

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Emergono nomi di spicco di Cosa dalle nuove indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella, avvenuto il 6 gennaio 1980 a Palermo. Secondo la Procura, fu Antonino Madonia a sparare al presidente della Regione Siciliana, mentre Giuseppe Lucchese, detto “Lucchiseddu”, guidava l’auto durante l’agguato.

Madonia, figlio del potente boss Ciccio, e Lucchese, entrambi poco più che ventenni all’epoca dei fatti, erano figure emergenti nelle rispettive famiglie mafiose.

LEGGI ANCHE: L’omicidio di Piersanti Mattarella: ci sarebbero due nuovi indagati dopo 45 anni

Oggi sono già detenuti all’ergastolo per una serie di omicidi, tra cui l’eccidio di via Isidoro Carini, in cui persero la vita il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sua moglie Emmanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.

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Le nuove indagini puntano a chiarire il coinvolgimento dei due sicari nell’assassinio di Mattarella, fratello dell’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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Cronaca

Molotov e botte, poliziotti e carabinieri feriti: guerriglia urbana per Licata-Sancataldese

Violenza tra tifoserie durante Licata-Sancataldese: lanci di molotov e feriti, chiesto l’intervento della magistratura

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Una giornata di sport si è trasformata in violenza allo stadio Dino Liotta di Licata durante la partita Licata-Sancataldese. Quattro poliziotti e un carabiniere, impegnati nel servizio di ordine pubblico, sono rimasti feriti dopo essere stati aggrediti dagli ultras.

Il confronto è iniziato con uno scontro tra le tifoserie, degenerando rapidamente in attacchi contro le forze dell’ordine.

Il funzionario di turno, colpito da pietre alla testa insieme ad altri tre agenti, è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale San Giacomo d’Altopasso, dove le ferite sono state giudicate guaribili in 7-10 giorni. Un carabiniere, invece, è stato raggiunto da schegge di bottiglie molotov.

La situazione è stata riportata alla calma grazie all’intervento di un nuovo funzionario inviato dalla questura, che ha affrontato con difficoltà il clima di guerriglia urbana creato dagli ultras.

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Il segretario nazionale del sindacato Mp, Antonino Alletto, ha condannato duramente l’accaduto: “Questi individui hanno agito come veri terroristi, trasformando Licata in un campo di battaglia. Malgrado i lanci di bombe molotov, i nostri colleghi hanno respinto i criminali e ristabilito l’ordine”. Alletto ha chiesto alla magistratura di applicare il massimo rigore per punire episodi di violenza organizzata come questo, al fine di prevenire ulteriori degenerazioni dello sport.

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