Oltre 17 mila frodi creditizie da furto di identità nel nostro paese in soli 6 mesi nel 2023. È questa la statistica più emblematica per quanto riguarda i reati informatici, che segnano un aumento di 10 punti percentuali rispetto allo stesso semestre del 2022.
Ancora più preoccupante, poi, è il dato della nostra regione: la Sicilia, infatti, è la terza in Italia per frodi di questo tipo, con l’11% dei casi totali, dietro a Lombardia e Campania. A riportarlo sono è l’Osservatorio CRIF – Mister Credit sulle Frodi Creditizie, che spiegano come con un semplice click sia possibile perdere dai 3 mila fino ai 20 mila euro, con un importo medio che si aggira intorno ai 5 mila.
“E’ un fenomeno in continuo aumento – ha spiegato Gabriele Urzì, dirigente nazionale Fabi e responsabile salute e sicurezza per la sezione di Palermo – e ormai le probabilità di subire un furto di identità, al fine di vedere carpite informazioni personali o sensibili che vengono poi utilizzate in modo illecito per agire a nome del malcapitato, sono sempre più frequenti e concrete”.
Per arginare questa pericolosa deriva ci sono sia dei piccoli accorgimenti che degli strumenti digitali da utilizzare. Partiamo allora da questi ultimi, citando in particolare il processo KYC, acronimo di Know Your Customer. Come si legge in questa guida, si tratta di una verifica dell’identità utilizzato da istituti bancari e società di servizi finanziari, con l’obiettivo di confermare l’identità dei propri clienti. Il processo di KYC richiede la raccolta di informazioni personali, come nome, data di nascita, indirizzo e numero di documento di identità, e successivamente passa alla verifica di queste informazioni attraverso documenti ufficiali, che vengono scansionati o inviati dagli utenti.
Si tratta di un sistema che viene utilizzato dalle istituzioni finanziarie ma anche dagli e-commerce, dai casinò online, da altre piattaforme di acquisti sul web per prevenire frodi, riciclaggio di denaro e altre attività illegali, garantendo che i clienti siano chi dicono di essere. La KYC è oggi un processo obbligatorio grazie alle disposizioni dei regolamenti governativi in molti paesi, che prevedono anche sanzioni legali per coloro che non si avvalgono di questo strumento.
Se questo è il supporto della tecnologia, possiamo avvalerci anche di qualche buona pratica come quella di non rispondere mai a messaggi di posta elettronica che richiedono dati personali oppure di distruggere in maniera accurata la documentazione che riporta i nostri dati, di istallare e aggiornare antivirus adeguati sui propri dispositivi e verificare sempre i portali online dove inseriamo i nostri dati. Perché in un solo click possono sottrarci una cifra che può arrivare fino 20 mila euro. Ed è bene allora fare attenzione ad ogni nostra azione sul web. E non dare nulla per scontato.
(www.teleone.it)