Cronaca
“Uno, nessuno, 100 giga”, contro il bullismo: oltre 800 scuole coinvolte, i numeri
Un successo quello del progetto predisposto dall’Ufficio scolastico regionale e finanziato dall’assessorato dell’Istruzione
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Attività formativa per un totale di 130 ore rivolta a 600 tra ragazze e ragazzi di 276 Istituti superiori della Sicilia. Oltre mille i genitori coinvolti nelle 802 scuole di ogni ordine e grado delle nove province dell’Isola che hanno partecipato al progetto pilota ‘1nessuno100giga’. Numeri che raccontano l’impegno di Fondazione Carolina per sostenere la Scuola del territorio nella diffusione di una nuova cultura di cittadinanza digitale.
Un importante progetto interistituzionale predisposto dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia e finanziato dalla Regione Siciliana, per il tramite dell’Assessorato regionale della Pubblica Istruzione e della Formazione professionale. Il progetto si avvale della collaborazione di Fondazione S.O.S Il Telefono Azzurro ETS, del Movimento antibullismo MaBasta e di Fondazione Carolina.
Con l’ultimo incontro al liceo scientifico Galileo Galilei di Palermo si è di recente conclusa la prima fase del progetto finalizzato alla prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo.
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Un approccio integrato tra scuole e territorio per intervenire tempestivamente e in maniera efficace sui fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Un percorso rivolto a tutta la comunità educante, dall’approccio innovativo e inclusivo, grazie anche agli eventi organizzati nelle nove province siciliane a conclusione dell’attività di formazione.
Fondazione Carolina è la Onlus dedicata a Carolina Picchio, la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo in Italia. Gli esperti della Fondazione che porta il suo nome hanno ideato e promosso una straordinaria rete formativa, grazie al costante supporto dei Centri Territoriali di supporto (Cts), dell’USR Sicilia.
«Cittadini più informati sono cittadini più consapevoli anche su questi fenomeni così delicati – dice il direttore dell’USR Sicilia Giuseppe Pierro –. L’attenzione data alle famiglie con il progetto pilota nasce dalla consapevolezza che l’alfabetizzazione digitale è indispensabile in ogni contesto sia informale sia formale. Pertanto, ci rivolgiamo ai genitori affinché possano accompagnare i figli all’acquisizione di uno spirito critico nell’utilizzo delle nuove tecnologie».
Sono 15 gli esperti messi a disposizione da Fondazione Carolina nell’ambito degli incontri, online e in presenza, che hanno formato nuovi peer educator a beneficio di 276 istituti superiori di secondo grado. “Anche la formazione dei genitori è stata impostata nell’ottica di una continuità educativa resa possibile dalla trasmissione di competenze specifiche” – dice il Segretario generale di Fondazione Carolina, Ivano Zoppi.
Un percorso avviato alla fine di marzo 2024 con una metodologia differenziata rivolta ai genitori di ragazze e ragazzi di 802 Istituti scolastici della Sicilia. Poco prima dell’avvio ufficiale del progetto, Fondazione Carolina aveva inaugurato lo scorso settembre la sua nuova sede di Palermo.
“Questo progetto risponde pienamente all’approccio formativo di Fondazione Carolina – continua il Segretario generale, Ivano Zoppi – perché alle facili soluzioni preferisce trasmettere strumenti e risorse in modo che il ragazzo, il genitore o il semplice cittadino possa contribuire direttamente al benessere dei nostri giovani, tanto offline quanto online”.
“Il 13 giugno la mia Caro avrebbe compiuto 26 anni – ricorda il papà, Paolo Picchio, oggi Presidente onorario della Fondazione intitolata a sua figlia – e sono contento che in qualche modo Carolina sta realizzando quello che avrebbe voluto fare da grande, la pedagogista. Una delle piccole, grandi emozioni di questa iniziativa, che dalla Sicilia ci richiama tutti al valore universale della comunità, anche nella dimensione digitale”. (foto, uno dei momenti della festa finale al Teatro Massimo di Palermo)
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Cronaca
Brutale rissa nel canile municipale di Palermo, cagnolina sbranata e uccisa: denuncia degli animalisti
“Consegnati audio e video per stabilire le responsabilità e gli errori commessi all’interno del canile municipale di Palermo”
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Drammatico episodio nel canile municipale di Palermo, dove una cagnolina è stata attaccata ed uccisa, al culmine di una brutale rissa, dagli altri animali presenti nella struttura. La denuncia arriva dalle associazioni animaliste palermitane. “Nel tardo pomeriggio di ieri, 20 Novembre, si è verificato un fatto gravissimo all’interno del canile municipale di Palermo. Un fatto – si legge nella nota delle associazioni – che potrebbe evidenziare gravi responsabilità da parte degli operatori del canile poiché avvisati da condomini delle liti accentuate all’interno del box”.
“Noi associazioni protezionistiche animaliste locali – si specifica – siamo state contattate da cittadini residenti nei condomini circostanti alla struttura comunale, che ci hanno prontamente riferito di una rissa in gabbia, il tutto correlato da video. Immediatamente abbiamo allertato l’amministrazione comunale e l’assessore Ferrandelli che in pochi minuti ha fatto arrivare al canile municipale il responsabile amministrativo e lo staff. Il personale comunale, il veterinario e gli addetti al servizio di cura degli animali hanno effettivamente constatato l’aggressione al cane in questione e soccorso l’animale”.
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“Abbiamo però, da Associazioni, ritenuto opportuno trasferire il cane in una clinica privata per cercare di stabilizzare l’animale sotto shock e tentare di salvarla. Purtroppo la cagnolina, Marika, l’avevamo così chiamata, è deceduta stamattina alle ore 6.15 am. Abbiamo già sporto denuncia alla sezione PG della polizia municipale, fornito audio e video in nostro possesso, per stabilire le responsabilità e gli errori commessi da tutti gli attori coinvolti nel lavoro all’interno del canile municipale di Palermo”.
“Stiamo fornendo il materiale ai nostri avvocati – proseguono gli animalisti – per una denuncia congiunta, evitando di esporre i particolari accaduti, poiché in qualche modo, si potrebbero inquinare le prove che attestano ne responsabilità del personale in servizio in quei momenti. Chiariremo quanto di nostra acquisita proprietà nelle sedi opportune, affinché non accada più quanto avvenuto e chiederemo vengano presi opportuni provvedimenti accertati i fatti”.
La nota è firmata dalle associazioni Ada Palermo, Lida Palermo, Enpa Palermo, Anima legale, Felici nella coda Onlus, Ridai la vita a un Rott odv, Sos primo soccorso Onlus, I canuzzi di Marzia e Maria Onlus, Balzoo Palermo, Rifugio lo scodinzolo, Leal sezione Palermo – Lav Palermo.
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Cronaca
“Larimar è stata uccisa: sappiamo da chi, abbiamo fatto i nomi”: colpo di scena, le parole dellla mamma
La tragedia di Piazza Armerina: il mistero della morte della ragazzina e i sospetti dei familiari: “Sappiamo chi è stato”
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Un nuovo colpo di scena sul caso di Larimar Annaloro, la studentessa quindicenne trovata impiccata nel giardino della sua casa a Piazza Armerina. La madre, distrutta dal dolore, è convinta che non si tratti di un suicidio e afferma di sapere chi è il colpevole.
Durante un’intervista alla trasmissione Mattino 4, la donna ha rivelato dettagli inquietanti: “Mia figlia era stata minacciata di morte a scuola. Non posso fare nomi pubblicamente, ma abbiamo parlato con gli inquirenti e indicato i sospetti. Abbiamo fatto nomi e cognomi“. Secondo la madre, le modalità del ritrovamento sono incompatibili con un gesto volontario.
LEGGI ANCHE: Larimar, mistero che si infittisce: le “anomalie” prima della morte della 15enne
Ci sono anomalie che sollevano dubbi: le scarpe di Larimar erano pulite, nonostante il terreno; la stanza della giovane era a soqquadro, con indumenti sparsi ovunque. Inoltre, la madre ha denunciato la presenza di segni sospetti sul corpo: “Larimar è stata trovata in ginocchio, con i solchi sotto le ginocchia. Era già svenuta o morta prima di essere messa lì”.
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Non si esclude il coinvolgimento di adulti in una presunta rete di complicità. “Abbiamo buchi nella recinzione del giardino, è facile entrare. Non siamo qui da molto e stavamo sistemando la casa. Qualcuno ha approfittato della situazione”, ha detto.
La madre accusa anche la scuola: “Se qualcuno mi avesse avvisato delle minacce, non l’avrei mai lasciata sola. La scuola ha tanta colpa nella morte di mia figlia”.
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Cronaca
Macabra scoperta: uomo trovato morto in casa con ferite alla testa
Indagini in corso nell’abitazione di via Lunetta, a Caltanissetta: nessuna pista è stata esclusa dagli inquirenti
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UNa tragedia, nella periferia est di Caltanissetta: in via Lunetta all’alba di questa mattina è stato trovato il cadavere di un uomo di 70 anni con profonde ferite alla testa, all’interno del suo appartamento.
L’abitazione, condivisa dall’anziano con alcuni familiari, è diventata il teatro di un’indagine complessa. Gli investigatori della squadra mobile sono giunti immediatamente sul posto per raccogliere elementi utili per ricostruire la dinamica dei fatti.
Sul luogo del ritrovamento sono intervenuti un’ambulanza del 118, la polizia e il medico legale. La polizia scientifica impegnata nei rilievi per cercare indizi che possano chiarire quanto accaduto.
Gli inquirenti, al momento, non escludono alcuna ipotesi: dall’incidente al gesto estremo, fino ad altre eventualità.
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Cronaca
“Prigioniera in casa”: arrestato a Palermo un uomo per violenze e minacce alla compagna
La vittima, segregata per mesi, ha trovato il coraggio di denunciare il suo aguzzino: le indagini e le rivelazioni
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Un uomo di 30 anni è stato arerstato a Palermo con l’accusa di aver segregato e maltrattato la compagna, una 29enne connazionale.
La donna, arrivata clandestinamente in Italia, sarebbe stata privata della libertà di movimento, dei contatti con l’esterno e persino del cellulare, vivendo mesi di paura e isolamento.
L’indagine è scaturita dalla denuncia presentata dalla vittima nel dicembre 2023, quando, approfittando di un momento di distrazione dell’uomo, la donna stessa è riuscita a chiedere aiuto in strada. Durante i due mesi di prigionia, la donna avrebbe subito violenze fisiche, abusi psicologici e ripetute minacce di morte, accompagnate dal timore costante di essere rimpatriata.
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Ogni tentativo di fuga era stato finora bloccato: l’uomo, ossessivo e possessivo, la ritrovava e la riportava a casa. Nemmeno l’allontanamento della donna in una struttura protetta aveva fermato le sue persecuzioni.
Il 30enne avrebbe cercato più volte di contattarla, promettendole una relazione felice in cambio del ritiro della denuncia. Di fronte ai rifiuti della vittima, l’uomo avrebbe reagito con una nuova aggressione fisica, che ha portato al suo arresto e alla reclusione nel carcere di Pagliarelli.
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